Tra gli editoriali più ridicoli e sbeffeggiati ha avuto grande eco quello di Rossana Rossanda su Il manifesto («La città europea è gerarchica» è la sentenza), stroncato come solo lui sa fare da Massimo Bordin nella sua rassegna stampa su Radio Radicale:
«Gli intellettuali di sinistra abitano solo nei centri storici. Pensate la Rossanda a San Basilio... no, no, non funziona...»Mentre Prodi, lanciando un allarme periferie delle città italiane aggiorna un'altra brutta abitudine della sinistra, aggiungendo al giustificazionismo ex-post addirittura il giustificazionismo ex-ante, sempre più mi sono convinto che l'elemento etnico o religioso, o dell'immigrazione, sono aspetti secondari. Sul banco principale degli imputati metterei il modello economico e sociale francese, il cosiddetto modello renano, che proprio in presenza di criticità come i problemi dell'integrazione fa ancora più disastri: in un sistema di scarsissima mobilità sociale come quello francese, dall'istruzione superiore ai vertici delle istituzioni economiche e politiche, i privilegiati si sono chiusi in caste impenetrabili da dove sfruttano un welfare «pletorico e improduttivo». Se gli esclusi si identificano come gruppo...
Il column più concreto di tutti mi è parso quello di David Frum su Il Foglio. Parte dall'esperienza americana delle gang e delle violenze degli anni '70, ma individua le differenze e delle possibili politiche. Frum è neoconservatore, ma ci pare che rieccheggino toni alla Blair: «duri contro il crimine, duri contro le cause del crimine». Il primo provvedimento «fondamentale» è quindi «ottenere il rispetto della legge»; il secondo è la riforma del mercato del lavoro.
«Quasi i due terzi di tutti gli americani fra i 16 e i 65 anni avevano un lavoro, e milioni di immigrati arrivavano ogni anno. Gli europei spesso mostrano disprezzo per i bassi salari che l'America dà ai lavoratori non qualificati. Alcuni tedeschi e francesi pensano: "Ok. le nostre economie non saranno in grado di creare nuovi posti di lavoro, ma se ci niuscissero, sarebbero lavori ben retribuiti". Ma un posto di lavoro è ben più che un mezzo per consentire a una persona povera di mantenersi. Non c'è nulla che unisca gli uomini alla società come il lavoro e nulla che li alieni da essa come l'inattività».Infine, il terzo aspetto, culturale:
«L'America ha accettato la realtà delle differenze tra bianchi e neri. Ma si è rifiutata di accettare la divisione e la separazione. E questo rifiuto ha aperto le porte a un'autentica unità nazionale fondata su una cultura nazionale comune. Quest'ultimo punto è il più importante. Se l'Europa vuole vivere in pace con le proprie minoranze musulmane. deve riconoscere che non è soltanto l'Europa che deve cambiare. Devono farlo anche le minoranze musulmane. Se queste minoranze sapranno adattarsi e assimilarsi, gli europei un giorno potranno ricordare le attuali rivolte come gli americani ricordano quelle degli anni Sessanta: un tragico capitolo di una storia a lieto fine».Una segnalazione per lo speciale di RadioRadicale.it: «Parigi non brucia». Cronache, commenti, video e immagini dai blog francesi.
1 comment:
Tra le varie segnalazioni che hai linkato e il tuo articolo ricordo una frase che mi và a meraviglia:
"I disordini di Parigi non sono rivolte musulmane. Non sono nemmeno rivolte razziali. Sono esplosioni di rabbia e frustrazione da parte di emarginati e disoccupati di qualsiasi gruppo etnico "
Semplicemente. Il giorno che le rivolte avranno una bandiera, allora il problema sarà molto serio.
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