«L'etica di grande potenza propugnata dagli Usa, e in generale nel mondo anglosassone, ha generato più guai dei problemi che ha risolto. La sua azione è stata caratterizzata dall'arbitrio e si è esposta a diversi rischi: al sospetto di coltivare più i propri interessi che un ideale di libertà, e al rischio della doppia risposta per cui si combatte chi ci dà fastidio e si sostiene chi ci sostiene».Dovremmo dedurre dalle parole di D'Alema che se adesso non è più così è grazie ai «nuovi conservatori che lottano per la democrazia».
Per fortuna neanche l'Europa, riconosce, è immune da critiche:
«C'è l'idea che debba sempre prevalere il diritto, sulla scia del pensiero kantiano di un governo mondiale basato sulla legalità. Questa concezione sembra a volte utopistica e spesso ha portato all'impotenza, al mantenimento di regole arcaiche, all'ipocrisia, all'incapacità di agire».Sul rapporto costi/benefici della guerra in Iraq D'Alema continua con le scemenze di sempre, ma la partita è chiusa per quanto ci riguarda.
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