Non poteva esserci modo migliore per celebrare questo 9 novembre
Quindicimila persone, forse di più, forse decine di migliaia e forse aumenteranno prendendo coraggio da quanti sono già in piazza a Baku, capitale dell'Azerbaijan. Le opposizioni, a cui si sono unite le organizzazioni giovanili come il movimento nonviolento Yox, dimostrano, come annunciato, chiedendo l'annullamento del voto di domenica scorsa, che ha dato la maggioranza assoluta al partito al potere, del presidente Ilham Aliyev. Le tre forze dell'opposizione, per la prima volta unite sotto il cartello Azadliq (Libertà), denunciano brogli elettorali. Irregolarità confermate dalle testimonianze degli osservatori internazionali dell'Osce che si sono pronunciati in modo inequivoco: «Non rispettati gli standard democratici».
Gli Stati Uniti si dicono «preoccupati» e hanno subito chiesto al governo di Baku «di avviare indagini immediate» sui brogli e all'opposizione che tutte le manifestazioni di protesta «siano pacifiche». Ma Washington, dopo aver esercitato pressioni prima del voto spingendo il governo alla moderazione e al contempo assecondando le opposizioni, non sembra intenzionata a forzare il corso degli eventi, ma solo se le irregolarità dovessero dimostrarsi contenute e il presidente Aliyev accettare qualche concessione al pluralismo nel nuovo Parlamento, accontentandosi di una maggioranza non schiacciante. Nonostante gli interessi in gioco, il sostegno Usa al regime appare non essere incondizionato. Alcuni slogan e cartelli dicono: "President Bush, Don't Fail Us Now!"; "Stop trading our democracy for oil". Il governo controlla il 30% degli impieghi nel paese e la gente ha paura di perdere il posto di lavoro partecipando alle manifestazioni.
I risultati preliminari parlano di 63 seggi su 125 al partito del presidente, ma tra gli indipendenti molti sono "filo-governativi". La commissione elettorale ha annullato il voto in due sole circoscrizioni su 125 e il riconteggio in una decina. Se non otterrà l'impegno del presidente a ripetere le elezioni, l'opposizione minaccia una «rivoluzione di velluto» pacifica, sul modello di quella in Ucraina, ma per ora non sembra esserci la mobilitazione necessaria.
L'intervista a Razi Nurullaev, leader di Yox.
RadioRadicale.it
Cnn; Radio Free Europe
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