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Wednesday, October 21, 2009

Dove vuole arrivare il "compagno" Tremonti?/2

Una cosa è certa. Il governo non può privarsi di Tremonti. Berlusconi ne è consapevole e si è visto costretto a spegnere sul nascere il fuoco, sostenendo il ministro probabilmente al di là delle sue personali convinzioni. Me ne rendo conto pur essendo tra quelli non del tutto soddisfatti del suo operato e per nulla delle sue uscite anti-mercatiste che per lo più, fortunatamente, non sono entrate negli atti del Consiglio dei ministri. Fino ad oggi. La coalizione di governo di centrodestra - come è sempre stato d'altronde - si poggia sulla triade di ferro Berlusconi-Bossi-Tremonti. Se quest'ultimo salta, non è detto che tenga.

Ma soprattutto bisogna ammettere che il centrodestra, ad oggi, non ha neanche una figura altrettanto credibile come ministro dell'Economia, e che conosca altrettanto la "macchina". Spingerlo alle dimissioni, come nel 2004, significherebbe implicitamente ammettere che il governo ha completamente sbagliato la politica economica con cui ha affrontato la crisi. Il che, nonostante i limiti di Tremonti, non è affatto vero. La spesa è stata contenuta, i "no" del ministro sono e saranno preziosi. "No" che può permettersi di pronunciare in ragione della sua forza politica e che probabilmente un altro al suo posto non potrebbe permettersi.

E questo mi porta a far notare un altro particolare, non secondario. Quanti - mi ci metto anch'io - in queste ore hanno giustamente criticato il ministro per la sua riabilitazione del posto fisso, e soprattutto quanti evocano le "dimissioni", dovrebbero avere presente che i malumori nei confronti di Tremonti non sono unicamente di segno liberista. Tra i malumori si annidano anche quelli del partito della spesa, dell'assalto alla diligenza, il partito del Sud, che in questo anno e mezzo Tremonti ha profondamente scontentato. Questi non vedono l'ora di avere a che fare con un ministro più debole e malleabile.

Certo che ora, sul finire della crisi, i pur preziosi "no" di Tremonti non bastano più. Berlusconi ha presente i limiti della politica economica del suo ministro, e lo fa capire ai suoi quando nel suo comunicato cita le partite Iva. Le tasse e le riforme (ammortizzatori sociali e pensioni) sono questioni che prima o poi andranno affrontate, altrimenti non avremo un ritmo di crescita soddisfacente all'uscita della recessione e le categorie che si sono affidate per la terza volta a Berlusconi e al Pdl patiranno un'altra cocente delusione. Sono argomenti però su cui finora la chiusura di Tremonti è stata totale. Probabilmente perché il ministro ha in mente altri rapporti di potere per il dopo-Berlusconi. Alla fine Tremonti potrebbe accettare di essere più elastico su tasse e riforme, ma potrebbe anche decidere di dimettersi se e quando le richieste del premier e del partito saranno più insistenti; ma è anche possibile che Berlusconi non avrà il coraggio di insistere e, in tal caso, si arrenderà al tremontismo.

3 comments:

trotta said...

Sembra che anche a destra le dichiarazioni di Tremonti abbiano scatenato una bufera.
Quest'articolo
http://www.loccidentale.it/articolo/verr%C3%A0+mai+una+fase+liberale+nell%27azione+di+governo+di+tremonti%3F.0080092
attacca Tremonti paragonandolo a Fini, e accusandolo "di raccolta di consensi by-partisan nell’opinione pubblica, nell’ambito di una strategia di smarcamento dal Presidente Berlusconi, per prepararsi alla successione;"(cit.)
Insomma nel PDL chiunque si discosti, anche di poco, dal 'Berlusconi pensiero', passa da amico a nemico...

Anonymous said...

Tremonti è il ministro dell'economia sociale di mercato propugnata dal Vaticano. Il suo motto è sempre lo stesso: "il mercato quando è possibile, altrimenti lo Stato". In questo è coerentissimo. D'altronde non è un improvvisatore, nonostante tutto, ma uomo che ha una sua visione dei fatti. E questa visione è in gran parte antianglosassone ed antimoderna, realistica, conservatrice e localistica e molto molto cattolica-apostolica-romana. Non ritiene possibile il trasferimento di usi e costumi estranei ad una certa idea statica dell'italianità. Oggi è sicuramente un uomo controcorrente.

Ciccio said...

La coalizione di governo di centrodestra non è detto che tenga?

Ecchissenefrega, se questi sono i risultati? Per quanto ancora dobbiamo farci prendere in giro?