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Thursday, November 11, 2010

Crollo per eccesso di spesa pubblica

Bondi può risultare antipatico, ma se la capacità di giudizio fosse un poco serena e non offuscata dal pregiudizio, si vedrebbe in tutto il suo "splendore" la vera causa del crollo a Pompei. Si potrebbero citare i crolli - forse addirittura più gravi - delle Mure aureliane o della Domus aurea a Roma, quando c'erano sindaci e ministri dei Beni culturali di centrosinistra, di cui nessuno si è sognato di chiedere le dimissioni, ma non è questo il punto. Perché la vera causa del crollo a Pompei è - udite udite - la troppa spesa pubblica. No, non è una provocazione. Pompei in particolare, a differenza di altre aree archeologiche, è una soprintendenza speciale e gli incassi non vanno all'erario, ma entrano tutti nelle sue casse. Nel 2002 le giacenze di cassa a fine anno erano di 52 milioni, nel 2003 di 58 milioni, nel 2004 di 66 milioni, nel 2009 di 25 milioni di euro.

Il fatto evidente è che nonostante la quantità di spesa pubblica indiscutibilmente enorme che lo Stato manovra ogni anno, non riesce a svolgere le sue funzioni e i suoi compiti come dovrebbe. I soldi ci sono, sono tanti, ma vengono utilizzati male. Anzi, peggio. Vengono spesi male proprio perché sono tanti. Più lo Stato, a tutti i livelli dell'amministrazione, ha soldi da spendere, più finisce per perdere di vista il suo core business, i servizi essenziali che deve assicurare con il massimo dell'efficienza e dell'efficacia. I soldi vengono spesi per far "lavorare" le clientele dei politici, o sprecati in mille rivoli per funzioni del tutto accessorie e (qualche volta) di immagine, ma intanto viene trascurata la manutenzione ordinaria del patrimonio culturale, o quella delle strade, per citare solo due esempi. Per questo resto convinto che tagliare la spesa innesca meccanismi virtuosi di per sé.

Se le soprintendenze ritengono di aver proprio bisogno di più soldi, raddoppiassero i biglietti di ingresso ai siti e ai musei. Sarà capitato anche a voi di riscontrare come all'estero le poche e spesso insignificanti cose che hanno da far vedere se le facciano pagare a caro prezzo (dai 15 ai 25 euro). Una visita a Pompei, magari di tre giorni e con una guida, può valere tranquillamente 50 euro. Incoraggiamo visite di qualità e scoraggiamo il "mordi e fuggi", che per 11 pulciosi euro espone il sito alla massificazione.

3 comments:

Anonymous said...

Faccio anch'io una provocazione: lo Stato dia in gestione per 20-30 anni Pompei a una società privata, magari americana (gli americani adorano il nostro patrimonio culturale), che si tenga gli incassi dei biglietti, del merchandising, etc. e paghi l'affitto al Ministero dei Beni Culturali.
La manutenzione verrebbe fatta molto meglio di oggi e le casse pubbliche ne avrebbero un gran beneficio.

Fabrizio said...

Ragionissimo. Io propenderei per la Disney. E sono serio.

Giorgio said...

D'accordo sugli americani. Mi pare una discreta fesseria invece il discorso nel post sui prezzi dei biglietti. Il British Museum e la National Gallery sono gratuiti, in Vaticano si pagano 9€, e già con questi tre si copre la maggior parte dello scibile umano :-). E' assurdo ridurre i musei a posti per ricchi, sarebbero gli studenti, i giovani (che non possono certo spendere 25€ a ingresso) a dover visitare più di tutti i musei. Piuttosto aumentiamo gli ingressi con del buon marketing anche all'estero, invece di aumentare i biglietti.
E comunque il fondo cassa di Pompei è lì a dimostrare che è un problema di gestione, non di risorse.