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Friday, November 12, 2010

Il partito della spesa (e del proporzionale) dietro la crisi

Non c'è analisi più lucida della situazione, e delle motivazioni della crisi, di quella di Oscar Giannino ieri sera a Porta a Porta. Qui il video, guardatelo tutto, ma vale la pena di riportare i passaggi cruciali:
«Per me quella tra Fini e Berlusconi oramai è una storia di incompatibilità personale... l'incompatibilità personale e il sottile calcolo che sia la giustizia a eliminare Berlusconi entro pochi mesi mi spiega quello che succede».
(...)
«Ma se l'effetto di tutto questo... è una situazione di caos che fa ripartire sui titoli del debito pubblico italiano, com'è assolutamente probabile, pressocché certo con quello che succede sui mercati... se si riaccende il sospetto sui titoli del debito pubblico italiano, qualunque soluzione politica, qualunque confusione, per cui nessuno è in grado di sapere che cosa succede, di sicuro porta a più oneri di interessi sul debito pubblico, più deficit pubblico, e questo significa, per quanto pesa la spesa pubblica in Italia, più disoccupati, meno crescita, meno roba per le imprese...»
(...)
«Quello che vedo io è che la voglia di far ripartire la spesa pubblica è la vera benzina di qualunque ipotesi che c'è oggi sul campo. Lo vediamo sulla legge di stabilità, sulle esercitazioni di voto in Parlamento per far capire al governo che deve andare a casa, lo vediamo nelle critiche a Giulio Tremonti... lo vedo persino nella nota del capo dello Stato, le cui parole "è ingiusto tagliare di tutto, bisogna fare delle scelte", da una parte è vero, potrebbero essere lette come "tagliamo di più da una parte e allochiamo meglio le risorse", ma dall'altra, con l'aria che c'è in politica, nel Parlamento, nella protesta da parte di tutte le opposizioni, significano più spesa pubblica».
(...)
«Noi eravamo impegnati in uno sforzo - che [rivolto ai finiani, ndr] vi ha visti condividere questo sforzo nel centrodestra - di fermare il deficit. Abbiamo avuto il deficit più basso insieme ai tedeschi. E' stato il merito, ciò che ha impedito all'Italia di essere sospettata sui mercati nella grande crisi. Adesso si dice "più spesa", "Tremonti sbaglia tutto", "a casa Tremonti", "a casa Berlusconi", ma l'effetto di tutto questo è buttare a mare quello che invece ha fatto, per la prima volta in decenni, fare una figura decorosa al nostro Paese, ma soprattutto [ha fatto] pagare di meno ai contribuenti e ai disoccupati».
(...)
«Se la politica dimentica che i mercati sono spietati e che in molti hanno interesse a che l'Italia riprenda a fare deficit e a pagare più debito pubblico, commette un errore grave, perché ciascun italiano se lo ricorderà quando presto o tardi si va a votare... E questo riguarda sia chi nel centrodestra dice "nessuna formula che ci ha visto accomunati di fronte agli elettori vale più" e sia chi, rispetto alla posizione che aveva di alleanze nel centrosinistra eccetera torna a dire "mani libere", perché poi quello che si vede è... "facciamo saltare il premio di maggioranza", perché tutti dicono "mani libere". Vogliamo tornare a un'Italia iperproporzionale? Più spesa pubblica, più deficit, più debito? Poveri contribuenti italiani».
Già, la certezza è che lo pagheremo tutto noi, e caro, il conto di questa crisi. Grazie Gianfranco: futuro in libertà per te; futuro indebitato per noi.

9 comments:

Anonymous said...

"Non c'è analisi più lucida della situazione, e delle motivazioni della crisi, di quella di Oscar Giannino"

ah beh, se l'analisi più lucida è quella del pagliaccio allora...

Jean Lafitte

@__skunk said...

abbiamo pagato molto di più il governo del fare tutt'altro, delle riforme annunciate, delle cricche di palazzo, del debito pubblico che contrariamente agli annunci è aumentato, delle scelte dissennate di politica estera, delle amicizie tronfie con dittatori sanguinari, delle alzate di genio anti-europee stile southstream, delle leggi ottuse contro i diritti civili, dell'assoluta assenza di un piano di rilancio economico, di tasse trasferite agli enti locali che tagliano i servizi, dello scontro sociale che soffia sull'integrazione in nome di una falsa sicurezza, di ministri dello sviluppo economico di cui nessuno si è accorto quando c'erano come quando non c'erano. Dimentico qualcosa? Certamente sì. Questa volta il conto della crisi lo pago volentieri, lo ascriverò sotto la voce investimenti. Tra i buoni a nulla e i capaci di tutto, scelgo senza alcun dubbio il male minore.

luca said...

Quello che è aumentato negli ultimi 2 anni è il rapporto debito pubblico/Pil, e non tanto per l'aumento del primo, quanto per la diminuzione del secondo.
Che poi Berlusconi non abbia realizzato le promesse "thatcheriane" del 1994 è risaputo anche da chi la vota.
Ma la domanda da farsi è: le alternative sono migliori?
Un governo Bersani-Vendola-Fini-Casini farebbe dell'Italia un paese più o meno liberale di quanto non lo sia oggi?

@__skunk said...

@luca, liberale è una parola che ho sentito troppo spesso, visto che storicamente questo paese ne possiede politicamente un 2-3%, nel frattempo mi accontento di essere liberato.

Anonymous said...

e l'altra riforma che avrebbe inciso sugli sprechi è il federalismo fiscale, la vera nemesi per i partiti campano-siculi.

jehannot said...

L'economia non è il mio campo, perciò mi limito a osservare una cosa.
B tempo fa sosteneva - forse non a torto - che solo aprendo i cordoni della borsa (pubblica: per finanziare, fra l'altro, quelle leggendarie "grandi opere" di cui finora s'è vista soltanto, in qualche caso, una temeraria posa della prima pietra) si sarebbero risolti i problemi della disoccupazione e della crescita economica.
Ora Giannino afferma che contro B si sono coalizzate tutte le forze che vorrebbero far ripartire la spesa pubblica (cioè che intendono fare esattamente ciò che B ha promesso e non mantenuto). Arriva a sostenere, l'ineffabile dandy, che i ben modesti risultati ottenuti da Tremonti avrebbero fatto fare "per la prima volta in decenni" una figura decorosa al nostro Paese.
Mi basta questo per capire che Giannino è solo uno dei tanti che ciurlano nel manico confidando nella scarsa memoria degli italiani.

Cachorro Quente said...

@ Luca

"Un governo Bersani-Vendola-Fini-Casini farebbe dell'Italia un paese più o meno liberale di quanto non lo sia oggi?"

Questa è secondo me una falsa domanda. I governi non fanno riforme giuste perchè i loro rappresentanti sono animati da giusti ideali, ma perchè si trovano in una situazione che lo permette e hanno una qualche forma di incentivo.
Se si continua a rivotare Berlusconi, dopo l'evidente fallimento del suo progetto politico, che incentivo avrà a implementare una qualsivoglia riforma (in senso liberale o meno)?
L'attuale maggioranza va punita elettoralmente. La prossima, andrà giudicata per quello che fa. E via così (si chiama alternanza no?).

GG said...

cachorro esprime finalmente in modo rapido esaustivo ed efficace quello che sostengo da un pezzo ma non sapevo esprimere con altrettanta sinteticità.
Grazie

Anonymous said...

Cachorro ha ragione. Ma questo gioco virtoso si fa nelle urne. Il centrosinistra che incentivi avrebbe se addirittura potesse governare avendo perso le elezioni?

VV