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Wednesday, November 10, 2010

Tutto questo un giorno sarà mio

Tutto come previsto, è guerriglia, e ieri ha centrato una delle roccaforti di successo del programma di governo: la politica dei respingimenti. Nonostante il premier abbia accettato anche esplicitamente l'idea di un nuovo patto di legislatura e riconosciuto Fli come terza forza autonoma del centrodestra, non chiudendo ad una presente e futura alleanza, e nonostante sia cessata la campagna sulla casa di Montecarlo (anche se Fini risulta ancora indagato, dal momento che il gip tarda ad accogliere la richiesta di archiviazione), non basta più. Il logoramento - ne eravamo certi - non è cessato e i finiani alzano sempre più il tiro nella speranza di costringere Berlusconi alla resa senza l'imbarazzo di dover votare insieme alla sinistra una sfiducia palese in Parlamento.

Da tempi non sospetti lo ripeto su questo blog: il sogno di Fini è tornare allo schema della Cdl, ripristinare la rendita di posizione e il potere di interdizione di cui, da leader di partito, godeva allora, insieme all'Udc di Casini, ma inevitabilmente sfumati con la nascita del partito unico, a cui ha aderito non per convinzione ma per necessità politiche contingenti. Chi ritiene ragionevole la prospettiva di un ritorno a quel centrodestra, passando per le dimissioni di Berlusconi, nell'illusione di salvare il governo e arrivare al 2013, dovrebbe ricordarsi quanto il «colpo d'ala» di questi giorni somigli alla «discontinuità» di allora. Il rimpastone di allora, con la cacciata e la goffa richiamata di Tremonti, rilanciò l'azione di governo o la paralizzò del tutto sotto i veti incrociati degli alleati, che puntavano né più né meno a cuocere Berlusconi a fuoco lento? Allora come oggi si pretese una nuova legge elettorale, con gli esiti che tutti conosciamo. E qualcuno ha persino il coraggio di imbellettare questo ritorno alla vecchia Cdl con la necessità di «aggiornare culturalmente il centrodestra».

E' solo all'interno di questo schema, alla guida di un partito tutto suo fortemente condizionante, che Fini ritiene di avere qualche chance di conquistare la leadership del centrodestra. Dietro la richiesta di crisi "pilotata" (ennesima anomalia di un presidente della Camera che crede così poco nella centralità del Parlamento da proporre una crisi extraparlamentare), di rimpastone (con allargamento all'Udc) e di revisione dell'agenda di governo in nome del "bene" del Paese, c'è l'unica cosa che interessi davvero a Gianfranco Fini: avere la garanzia di essere il candidato premier del centrodestra nel 2013. Non vuole giocarsi apertamente la successione, vuole averla garantita come un'eredità, e in data certa. Quando ha aperto il fuoco, lo scorso aprile, lo ha fatto perché si sentiva - non a torto - retrocesso nelle seconde e terze linee per la successione.

Ma Fini candidato premier, ed eventualmente Berlusconi al Quirinale, è un accordo che nessuno dei due può garantire all'altro. Semplicemente perché non è così che funziona, anche se Fini, da residuo della Prima Repubblica, sembra non averlo ancora capito: checché se ne dica, non siamo in una monarchia o in dittatura, altri possono ambire legittimamente alla leadership del centrodestra e un'eventuale successione designata dallo stesso Berlusconi potrebbe funzionare solo se politicamente fondata, il che equivale a dire che il premier non può garantirla a prescindere dai rapporti di forza e dagli equilibri politici. E ammesso che a Berlusconi interessi il Quirinale, non potrebbe comunque fidarsi di Fini per arrivarci. Detto questo, se fosse conclamato che nel 2013 Berlusconi lascia a favore di Fini, il Cav. perderebbe immediatamente, un minuto dopo, ogni autorevolezza presso i suoi stessi ministri, i suoi parlamentari, le parti sociali, perché nessuno di questi soggetti metterebbe le sue sorti e i suoi obiettivi politici nelle mani di un premier a scadenza. E' un principio "fisico" della politica valido ad ogni latitudine. Se annunci la data del passaggio di consegne, di fatto perdi il potere dal giorno dopo l'annuncio. E' sacrosanto che la leadership sia contendibile, ma in modo trasparente e passando per il giudizio degli elettori, non con manovre di palazzo.

Come si vede, dunque, l'obiettivo di Fini è in un modo o nell'altro l'abbattimento di Berlusconi evitando le urne, ma c'è ancora chi, come Giuliano Ferrara, per non ammettere di aver visto male finge di credere che con «un po' di cinismo, con l'aggiunta di un'anticchia di professionismo politico» da parte di Berlusconi e dei suoi consiglieri le escandescenze finiane si sarebbero potute ridimensionare a normale «dialettica interna» al Pdl. Le pretese di Fini di questi giorni dimostrano il contrario. La presunta "cacciata" non fu che un pretesto generosamente concesso, l'uscita dal Pdl e la nascita di una formazione tutta sua erano passi irrinunciabili e pianificati da tempo. Non dobbiamo dimenticarci quando è iniziata la resa dei conti. Nonostante l'approccio sostanzialmente immobilista del governo riguardo le riforme strutturali durante la crisi, paradossalmente è dalle elezioni regionali di quest'anno, vinte in modo schiacciante ma del tutto inatteso da Berlusconi, che ci troviamo in uno stato di paralisi totale in Parlamento. Eppure, il Berlusconi che usciva vincitore da quella prova elettorale sembrava consapevole del suo "momentum" favorevole per dare una spinta all'azione di governo. Ma proprio in quel momento Fini, che - ancora una volta sbagliando i suoi conti - aveva puntato sulla sconfitta del centrodestra, dà inizio alla sua escalation, convinto di essere all'ultima spiaggia. Non perché fosse in crisi la politica del Pdl e del governo, promossa per tre volte in tre anni dagli elettori, ma perché a rischio le sue ambizioni personali.

1 comment:

Anonymous said...

Lo scenario è esattamente questo, infatti, e le rotte che si sono seguite per giungervi, quelle che descrivi. Il deserto piatto, l'acqua melmosa appena increspata di qualche borbottante bolla di gas, quello che abbiamo davanti. Ho resistito per decenni, ma ora non è più possibile. Il non-voto, a queste condizioni, mi pare l'unica scelta. Grazie per le tue sempre presenti, ostinate e precise analisi. Woody