Se Fini e Casini si sono spinti così in avanti verso il punto di non ritorno, allora, si ragiona in queste ore, devono avere i numeri e un premier pronti per un governo "tecnico", se non addirittua per un governo senza Berlusconi ma di centrodestra (quindi un po' meno "ribaltone"), se, come Verderami, oggi sul Corriere della Sera, attribuisce a Bocchino, un «pezzo significativo» del Pdl si staccasse dal Cav. e legittimasse la nuova fase. Un «pezzo di Pdl» o la Lega, o magari entrambi. Chiusa ogni possibilità di un Berlusconi-bis e di un rimpastone come nel 2005, i finiani guardano al '94, sperano nel "tradimento" della Lega e fanno i nomi di Tremonti e Maroni.
Mentre i retroscenisti si divertono ad alimentare il sospetto di imminenti tradimenti per far salire la febbre nella maggioranza, non si accorgono di rivelare in questo modo l'operazione di Fini per quella che è agli occhi di quanti lo hanno fin qui seguito dando credito alle sue ragioni politiche piuttosto che personali. Sarebbe a dir poco incomprensibile che una polemica aperta con Berlusconi e il Pdl sull'accusa di un'eccessiva subalternità alla Lega e sull'inadeguatezza della politica tremontiana per lo sviluppo, si concludesse aprendo la porta di Palazzo Chigi proprio al criticato Tremonti (di cui Fini e Casini pretesero le dimissioni nel 2004), o addirittura al primo premier leghista della storia italiana! Apparirebbe chiaro a quanti ancora non se ne fossero accorti che di politico c'era ben poco, e che il reale obiettivo era fin dall'inizio solo uno: la testa di Berlusconi.
Siamo comunque entrati in una fase diversa, il cerino non passa più di mano in mano, i finiani sembrano aver deciso di usarlo loro. Bocchino annuncia che Fli non parteciperà al voto di fiducia sulla finanziaria e, una volta approvata, se Berlusconi non si dimetterà «a quel punto è chiaro che lo sfiduceremo». Cercheranno di dar vita ad un altro governo, ma è ovvio che a questo punto sono pronti a rischiare che la crisi porti ad un voto anticipato, convinti come sono che pur andando al voto, Berlusconi non avrebbe la maggioranza al Senato e sarebbe comunque costretto al passo indietro.
Una volta sfiduciato il premier, la Lega e un pezzo consistente del Pdl legittimerebbero un nuovo governo di centrodestra? E' l'unico esito che il Cav. deve temere. Ma gli interessati di cui si sussurra hanno davvero interesse a un disegno del genere? Vediamo, cercando di usare un po' di logica, anche se - come dimostra il caso Fini - spesso logica e politici fanno a pugni. Bossi si sentirebbe più garantito sul varo del federalismo da un governo senza Berlusconi, con Fini, Casini e pezzi di Pdl, al di là delle rassicurazioni che senz'altro riceverebbe (e in parte sta già ricevendo)? O forse non gli converrebbe in ogni caso, anche se Berlusconi ormai fosse fuori dai giochi, incassare prima una sonante vittoria elettorale e poi trattare con Fini e Casini da una posizione di maggiore forza? E Tremonti? Potrebbe mettersi alla guida di un simile governo, magari durare un anno, varare il federalismo, ma poi? Farebbe la fine di Dini, ci sono pochi dubbi, mentre tra non molto potrebbe ereditare l'intero blocco di consenso leghista e berlusconiano. Quanto all'ipotesi di elezioni anticipate, in effetti Berlusconi rischierebbe di non vincerle al Senato (anche se non lo darei per scontato, i finiani sono troppo ottimisti su questo), ma di certo non le vincerebbero i suoi avversari.
P.S.: Oggi Giuliano Ferrara insiste con la sua lettura: con la «cacciata brutale» di luglio e la campagna di «denigrazione» di Feltri, Berlusconi ha trasformato Fini da «successore» a «competitor», ad «avversario mortale», invece di «integrarlo con compromessi politici». A me sembra sia andato in scena un altro film. Fini si trova esattamente dove aveva immaginato e pianificato di trovarsi fin da quando, caduto il governo Prodi, ha a malincuore accettato di entrare nel Pdl e presentarsi con Berlusconi. Può essere stato un errore la presunta "cacciata" di fine luglio, ma chi pensa davvero che Fini non avrebbe trovato comunque un pretesto o un incidente per costituire gruppi autonomi e poi un partito tutto suo? D'altronde, la minaccia di gruppi autonomi piovve a ciel sereno già ad aprile, dopo la vittoria elettorale e prima della fatidica direzione del "che fai, mi cacci?", nonché ben quattro mesi prima della "cacciata". E ricordiamoci che Generazione Italia nacque il primo aprile. Davvero qualcuno ancora pensa che Fini si sarebbe accontentato di fare teoria politica ai convegni e fremere nelle riunioni di partito? Suvvia!
3 comments:
Ci crede solo lui. O comunque vuol dimostrare che fa finta di crederci. Com'è difficile ammettere di aver sbagliato analisi e valutazioni, soprattutto per uno lui, che rinunciò ai senatori offertigli dal cav, perché era sicuro di superare abbondatemente il quorum.
Analisi molto lucida come al solito. La situazione in effetti rischia di avvitarsi in un imbroglio all'italiana, senza facili vie d'uscita. In ogni caso, a soffrirne saranno i conti pubblici, visto che, una volta allontanato Tremonti dai cordoni della borsa, il saccheggio riprenderà come e peggio di prima, acuito dalla fame arretrata e dal sospetto che la festa stia davvero per finire.
Quando poi alle aste periodiche del debito pubblico, gli investitori pretenderanno interessi ben più alti degli odierni, il castello di carte non potrà che crollare (sempre che non ci riescano prima le tante bolle del debito locale, pronte ad esplodere e trascinarsi dietro anche regioni "virtuose" come Lombardia e Piemonte).
Insomma, c'è davvero poco da essere allegri - a meno che lo scopo di finiani e compagnia cantante non sia solo di far fuori Silvio Berlusconi e realizzare il "sogno" del 1994; fargli fare la fine di Angelo Rizzoli, ridurlo in miseria sequestrandogli tutto per darlo agli amici del salotto buono.
Cosa che, purtroppo, continuo a non escludere...
analisi poco lucida. se tutto sta andando secondo i pieni di Fini, al momento, per quale motivo fare ipotesi assurde? Fini vuole far fuori berlusconi, punto.
Jean Lafitte.
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