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Tuesday, November 23, 2010

Il presidente degli irresponsabili

Ha provato a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, come al solito, ma quello che ne è venuto fuori dopo il filtro mediatico è un messaggio vile e irresponsabile. Da una parte, il presidente Napolitano ricorda che «non si può sfuggire da una riduzione del nostro debito pubblico», «nell'interesse soprattutto delle nuove generazioni, sulle cui spalle non abbiamo il diritto di scaricare il simile peso», che sono inevitabili «revisioni rigorose della spesa pubblica», e che «non ci sono sconti né vie d'uscita indolori» dalla crisi; ma dall'altra, incontrando il mondo del cinema e delle arti per la consegna del premio De Sica, sentenzia che no, non è «mortificando» la cultura e lo spettacolo che si risanano i bilanci e si favorisce lo sviluppo. Ecco, dunque, un nuovo miracolo di moltiplicazione dei pani e dei pesci: inevitabili i tagli, ma non sulla cultura e sullo spettacolo. Dove, allora, giacché si deve tagliare, è giusto e opportuno tagliare? Serietà imporrebbe che Napolitano, come chiunque altro, si assumesse la responsabilità non solo di escludere tagli al settore X, ma allo stesso tempo di indicare i settori Y e Z dove tagliare il doppio (per poter risparmiare il settore X).

Avviene esattamente il contrario. Da vero irresponsabile - anzi, da presidente degli irresponsabili - ogni categoria che incontra Napolitano la blandisce mostrandosi dalla sua parte contro la scure dei tagli. Si potrebbe provare un piccolo gioco: se raccogliessimo i suoi discorsi in uno solo, avremmo il paradosso di un discorso in cui tutti i capitoli di spesa pubblica vengono menzionati come meritevoli non solo di non subire tagli, ma di maggiori risorse. «Non si può tagliare tutto», ammoniva qualche giorno fa il capo dello Stato, un'espressione che senza indicare precisamente dove si può e si deve tagliare suona come un non si può tagliare niente.

La tutela dei beni culturali è una cosa, e dovrebbe ricevere adeguati finanziamenti, anche se esistono molti modi per valorizzarli coinvolgendo capitali privati. I sussidi al mondo dello spettacolo, invece, dovrebbero semplicemente essere pari a zero. Che lo Stato debba finanziare (ogni anno vengono spesi centinaia di milioni) decine di film e spettacoli vari scadenti e che nessuno vede, che non hanno neanche un ritorno di pubblico, è semplicemente aberrante. Il sussidio statale non serve affatto ad elevare le nostre arti. Al contrario, mortifica i talenti, perché il flusso dei finanziamenti - sappiamo tutti come vanno le cose - viene indirizzato non secondo criteri meritocratici, ma politico-ideologici e per reti relazionali. E il risultato è che ci ritroviamo con una pletora di attori e registi falliti che vivono sulle nostre spalle. Anche per il mondo delle arti e dello spettacolo, il miglior modo per allocare le risorse è affidarsi al mercato.

Facciamo quest'altro giochino. Passiamo in rassegna tutti i settori dell'amministrazione, quasi ministero per ministero, e constatiamo come per ognuno ci sia stato almeno una volta rinfacciato un buon motivo per non tagliare:
Si taglia nella sanità e nell'istruzione? Non se ne parla neanche.
Sull'università? Macché, la formazione è strategica!
La giustizia e le forze dell'ordine? Ma scherziamo? E la sicurezza?
Tagli alla cultura? Pompei docet.
Almeno tagliamo i sussidi agli spettacoli... Aiuto! Vogliono il popolo bue!
Tagliamo un po' dall'ambiente? E il dissesto idreogeologico?
Allora, tagliamo almeno i sussidi alla "green economy". No, è il futuro, volano di sviluppo.
Regioni ed enti locali? No, così si tolgono i servizi essenziali ai cittadini.
Neanche la difesa si può toccare, altrimenti come si garantiscono i mezzi migliori che tutti reclamano per i nostri soldati in missione?
Considerando che le infrastrutture vengono da tutti considerate vitali, che le pensioni guai a toccarle di nuovo, e che certo non si può chiedere ai disoccupati di rinunciare alla cassa integrazione, tirate voi le somme... o le sottrazioni...

4 comments:

Anonymous said...

Purtroppo in italia il politico è per definizione colui che non ha mai lavorato o vissuto nella vita civile, non credo riuscirebbero a far quadrare un bilancio domestico e si illudono di poter gestire un paese.
Riguardo alle esternazioni di napolitano ho pensato la stessa cosa, per questo ormai neanche mi interrogo più sulla qualità dei tagli: il partito della spesa è talmente forte che chiunque riesca a tagliare la spesa anche di un solo euro avrà il mio appoggio, non è più tempo di ragionare su cosa è meglio tagliare prima o in che modo.

Domenico

Anonymous said...

500 milioni di euro di rimborsi elettorali divisi tra tutti i partiti e partitini ogni volta che si va alle elezioni e se le legislature terminano prima dei 5 anni il rimborso arriva lo stesso per ogni anno dei 5 virtuali e se riparte un nuovo rimborso il vecchio non viene sospeso, ma prosegue sommandosi al nuovo... Secondo voi c'è altro da dirci? Vogliamo ancora perder tempo tra curva nord e curva sud?

Anonymous said...

jim se proprio vuoi parlare dei tagli alla scuola di tutta la verità, ad esempio dei soldi tolti a quella pubblica per essere donati a quella privata per motivi elettorali, in generale molti dei tagli fatti da questo governo non sono serviti a sistemare il debito pubblico ma a coprire ammanchi dovuti ad un'incapacità gestionale, vedi i demenziali assegnamenti alla protezione civile della gestione di cose che nulla avevano a che fare con essa col risultato di un aumento esponenziale dei costi

marco

lm76 said...

Caro anonimo, da un punto di vista puramente economico lo Stato avrebbe tutto l'interesse a promovuere, tramite i buoni scuola, l'iscrizione alle scuole private.
Infatti un buono scuola costa allo Stato molto meno di quanto spende ogni anno in media per ogni studente delle scuole pubbliche.
Leggere, per credere, questa analisi: http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/La_spesa_per_istruzione_in_Italia
(i buoni scuola arrivano al massimo sui 1000 €).
Se vogliamo sostenere la condizione di semi-monopolio pubblico nell'istruzione facciamolo su basi culturali e pedagogiche, ma non facciamo demagogie sui costi.