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Monday, September 20, 2004

Cina. Tutti i poteri ad Hu Jintao

Hu Jintao adotterebbe una politica più aperta alle riforme economiche e meno dura nella gestione di questioni come i rapporti con Hong Kong e Taiwan. Ma com'è noto, con questi regimi tutto è avvolto nel più torbido mistero.
Completata la prima successione "pacifica" alla guida della Repubblica popolare cinese. Dopo le "dimissioni" Jiang Zemin, Hu Jintao, uno della "Quarta generazione", ha assunto il controllo anche della "fondamentale" Commissione Militare Centrale (Cmc), che garantisce il controllo dell'esercito, divenendo così il nuovo leader incontrastato della Cina. Hu aveva già sostituito il vecchio Zemin alla testa del Partito nel novembre del 2002 e alla presidenza della Repubblica Popolare nella primavera del 2003.
Ben poco è trapelato ovviamente dalla sessione del Comitato centrale del partito dove è avvenuta la successione e il cui programma ufficiale declamava «come modernizzare e potenziare il potere del Partito comunista», che - tradotto, come dice 1972 - «significa che più di uno, nei palazzi del potere, comincia ad avere seri dubbi sulla reale capacità del Partito di tenere chiuso il coperchio sopra quella pentola a pressione che si chiama Cina».

Per alcuni analisti, ora Hu avrebbe il futuro della Cina nelle sue mani. Finora dissidi politici di fondo tra Hu e il vecchio Zemin non si sono visti, o meglio, non sono trapelati. Tutto farebbe supporre che le linee fondamentali in politica estera - rapporti con Taiwan e Stati Uniti - e interna - riforme economiche all'insegna del capitalismo e potere saldamente in mano al partito unico comunista - non siano in discussione. Solo ora però Hu avrà modo di sviluppare la sua vera politica. Soprattutto, maggiore decisione nella lotta alla corruzione, che mina il consenso del partito, ma ci sono anche molte attese per migliori standard di vita. Chiarito ora chi comanda, dovrebbero sbloccarsi le tensioni e le resistenze a livello locale. Potrebbe essere più morbida la linea di Hu con Hong Kong e meno minacciosa con Taiwan, ma soprattutto in politica estera non sarà facile introdurre novità visto che rassegnando le sue dimissioni il vecchio Zemin si è preoccupato di assicurare molti buoni posti di potere ai suoi. Al congresso del 2007 la resa dei conti.

Feroce repressione. Nel frattempo è giunta la notizia che Mons. Giovanni Gao Kexian, vescovo della Chiesa cattolica non ufficiale cinese, un uomo timido e riservato di 76 anni, è morto in una prigione sconosciuta nel nord della Cina. I suoi familiari si sono visti riconsegnare il cadavere alla fine di agosto, senza alcuna spiegazione, in un sacco della spazzatura. Leggi
Fonte: Asianews
Oggi i Radicali hanno manifestato davanti all'ambasciata cinese di Roma.

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