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Saturday, September 18, 2004

Procreazione assistita: la scelta consapevole può essere l'obiettivo comune

Finalmente un editoriale più "ragionevole" da Guliano Ferrara sulla procreazione assistita. Qui non voglio contrapporre argomenti ad una posizione che non condivido, ma notare alcuni aspetti. Per prima cosa, l'approccio apocalittico, ma direi più superstizioso, scaramantico, che traspare dalla domanda «qual è il prezzo» dei vantaggi di cui godremo con la fecondazione assistita:

«Sarà alto, visto che la prestazione è notevole, e determina una svolta di civiltà anche nel rapporto tra il nostro mondo, e il suo sostrato cristiano, e gli altri mondi diversamente sviluppati anche sul piano scientifico e religioso. Ma qual è? Noi sentiamo, come l’editorialista del Corriere, che questo prezzo sarà alto, molto alto, ma non siamo ancora in grado, né sappiamo di altri che abbia nozione esatta della cosa, determinarlo con precisione. Siamo però certi di un elemento o fattore logico: tutto si tiene.»
Inoltre, la confusione tra ciò che è diritto soggettivo, ciò che è lecito e ciò che invece è proibito dallo Stato. Premesso che l'oscurantismo sta nella legge 40, e non nel porre nel dibattito pubblico questioni e dubbi etico-religiosi (battaglie culturali anche) totalmente legittimi, si tratta di far capire - come ieri sera su Raitre spiegava egregiamente Capezzone - che non si vuole obbligare nessuno a servirsi di cellule staminali o di procreazione assistita, ma si vuole impedire che i legittimi dubbi di molti (?) condannino potenzialmente tutti ad una vita di dolore "certa".
Ma a ben vedere lo stesso Ferrara sembra non voler correre il rischio di impedire la nascita di un bimbo sano o la cura di un malato cronico per i suoi pur legittimi dubbi etico-religiosi fondati sul timore per un prezzo da pagare che si prevede «alto», ma ancora non identificato, e che ha piuttosto il sapore del timor vacui.

«C'è forse un'alternativa, anzi c'è senza forse, all'impossibile progetto di leggi che abbiano una funzione ed efficacia retroattiva nella storia, che cancellino in forma reazionaria il frutto proibito del moderno, acquisito e coccolato dall'occidente insicuro e ambizioso. L'educazione alla realtà, il rimettere in discussione il già noto e accettato (...) Dove il divieto legale o canonico, frontiera e simbolo di cui è comunque dubbio l'umanità possa fare a meno, ha irrevocabilmente ceduto, ecco che può soccorrere il discorso pubblico, l'assunzione di responsabilità nella sfera educativa e della cultura. All'impossibile dogmatica di leggi proibizioniste, sostituire la possibile dialettica della conoscenza...»
Abbandonando quindi la strada impraticabile del «divieto legale o canonico» oscurantista, concordo che bisogna abbattere il "divieto" altrettanto pericoloso del «conformismo» e dell'«ignoranza», per «imporre», attraverso il dibattito pubblico, il confronto, la conoscenza, la ragione, «le condizioni di una vera libertà di scelta».
Se scelta deve essere, che questa scelta sia la più consapevole su rischi, dubbi, illussioni, vantaggi.

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