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Wednesday, September 08, 2004

Lento risveglio dopo Beslan

Giuliano Amato scuote il centrosinistra. Apre così Massimo Giannini la sua intervista su Repubblica all'ex presidente del Consiglio.

Basta con le ambiguità, basta con le divisioni, basta con le "zone grigie".
«La tragedia di Beslan è un ineludibile richiamo per tutti noi. Di questo terrorismo non si può non essere nemici. Quali che siano gli errori che vengono commessi nel fronteggiarlo».
Chiedere «onestamente» al presidente Putin «se davvero si sia agito in modo da evitare tante vittime» è legittimo, ma c'è un ma: deve presupporre «il preventivo riconoscimento del nemico comune da sconfiggere, cioè il terrorismo». Cosa che purtroppo nelle maldestre dichiarazioni del ministro olandese non è avvenuto.

Osserva Giannini:
Il guaio è che, soprattutto a sinistra, non è del tutto condiviso questo "preventivo riconoscimento del nemico comune". Viene sempre prima la critica alle colpe dell'Occidente, di Bush, in quest'ultimo caso di Putin.
«Questo è l'altro corno del problema, che riguarda la nostra metà del campo. Si continua a non capire che una cosa sono gli errori commessi nella lotta al terrorismo, una cosa sono le ragioni di cui il terrorismo si avvale come alibi per costruirsi una base di consenso, e tutt'altra cosa sono gli atti e i crimini inammissibili che esso commette. E si continua a non capire che ci sono momenti in cui bisogna prendere una posizione e una sola. E bisogna affermare con forza "questo è comunque inammissibile"».
Ancora oggi, a sinistra si condanna il massacro di Beslan ma si ripete che è colpa di Putin.
«Lo so. Ho letto anche i giudizi, comprensibili dal suo punto di vista, di uno come Maskhadov, che ricorda le atrocità commesse dai russi sui ceceni. Ma è un atteggiamento profondamente sbagliato. Lo vogliamo capire che questo modo di ragionare crea solo un clima di giustificazionismo? Lo vogliamo capire che noi dobbiamo saper distinguere gli errori dei politici dalla condanna di atti che comunque in quegli errori non possono e non devono trovare attenuanti? Dobbiamo dirlo, senza esitare, senza distinguere: in nome di dio e degli uomini, non è possibile in nessuna parte del mondo uccidere bambini e cittadini inermi. Chi fa questo è comunque fuori dalla convivenza umana. (...) non è sempre vero che gli atti di terrorismo sono figli della disperazione. Il terrorismo, in verità, sfrutta la disperazione, e compie sempre più spesso atti che sono figli di un cieco fanatismo e di una feroce ideologia, che si organizza perché tutto questo accada».
L'ambiguità della sinistra da superare consiste nel «prendere sempre due posizioni insieme, trasformando in attenuanti fatti e circostanze che in nessun caso lo sono. (...) nessuna critica deve essere formulata come se fosse un'attenuante nei confronti del nemico comune».
Leggi tutta l'intervista (la Repubblica, 7 settembre 2004)

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