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Monday, September 20, 2004

Iran. Quale nuovo approccio?

Dopo le ridicole dichiarazioni di El Baradei qualche giorno fa, sabato il Consiglio dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha approvato una risoluzione in cui intima all'Iran di congelare ogni attività di trattamento dell'uranio e in cui chiede al direttore generale, Mohammad El Baradei, di presentare a novembre un nuovo rapporto, questa volta complessivo (!), sulla natura del programma nucleare iraniano. La risoluzione questa volta è il frutto di un compromesso fra Stati Uniti da una parte, e Francia, Germania e Gran Bretagna (beffate dalle menzogne iraniane) dall'altra.
Come era prevedibile, oggi il "riformista" Mohammad Khatami ha respinto la risoluzione, rivendicando il diritto dell'Iran allo sviluppo di tecnologia nucleare e denunciando «le pressioni» esercitate «dalle grandi potenze» per «impedire il progresso» raggiunto (!) dall'Iran, che ha dimostrato al mondo come «il suo sistema di democrazia religiosa può funzionare».

Un editoriale del Washington Post chiede ora una «decisione» sull'Iran ad entrambi i candidati alla presidenza Usa, i quali finora hanno sottratto il tema alla campagna elettorale. L'amministrazione Bush, come spesso gli accade, tentenna: se cercare una soluzione diplomatica insieme agli europei, o se destabilizzare e rovesciare il regime degli ayatollah (regime change). Prima tappa, portare velocemente l'Iran sul banco degli imputati al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Il neocons Michael Ledeen avverte che «l'immobilismo dei nostri leader» permetterà all'Iran di completare il proprio programma nucleare entro un anno.
«... yet the U.N. issues yet another "deadline" for the end of November, the European Union preens itself on its avoidance of conflict, even with evil, the president speaks bravely but does nothing to support freedom in Iran, and his challenger lets it be known that, if elected, he will offer the mullahs the same misguided nuclear deal that has already failed in North Korea». Leggi
Circa una settimana fa, il "realista" Council on Foreign Relations ha presentato un rapporto dal significativo titolo «Time for a New Approach», curato, tra gli altri, da Zbigniew Brzezinski, in cui sconsiglia l'approccio del regime change, ma riconosce la necessità di un «nuovo approccio» con l'Iran:
«The lack of sustained engagement with Iran harms American interests, and direct dialogue with Tehran on specific areas of mutual concern should be pursued. (...) The Islamic Republic appears to be solidly entrenched and the country is not on the brink of revolutionary upheaval," says the Task Force. "Those forces that are committed to preserving Iran's current system remain firmly in control and represent the country's only authoritative interlocutors. The urgency of the concerns surrounding [Iran's] policies mandates the United States to deal with the current regime rather than wait for it to fall».
  • L'intervista all'esperto del Council Ray Takeyh
  • Conferenza stampa del 14 settembre.

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