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Wednesday, September 29, 2004

I sequestratori hanno perso la loro partita politica...

ma hanno finanziato la loro azione saddamita e contro-rivoluzionaria
«Ora si deve evitare l'ambiguità sentimentale. Le due Simone non sono certo state liberate per un atto di generosità dei sequestratori. Non ci sono «terroristi buoni» a Bagdad, generosi con gli italiani quanto spietati con gli americani. Ha fatto bene il presidente della Repubblica, nell'ora della gioia, a ricordare quanti ostaggi sono ancora nelle mani dei loro aguzzini. Tanti di loro sono morti, decapitati secondo le modalità atroci che Internet ripropone all'infinito. Questa realtà non cambia dopo il ritorno a casa di Simona e Simona. Due ragazze fortunate, a differenza di Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Baldoni».
Corriere della Sera
«L'Italia non si è divisa. Non c'è un varco da allargare. Non c'è un punto su cui far leva. Il Paese appare unito e saldo nel difendere le scelte del governo dinanzi al ricatto e alla minaccia che grava sul capo di due innocenti, in Iraq soltanto per favorire il popolo iracheno e la ricostruzione di una vita dignitosa e civile. Di più. Il fallimento politico della loro impresa, i sequestratori lo misurano anche, e soprattutto, quando guardano alle reazioni della comunità della diaspora musulmana. Non c'è imam, non c'è moschea, non c'è comunità religiosa o laica che non avverta in Italia prima il disagio per quel rapimento e poi la ferma ostilità per una minaccia di morte di cui - loro, chi vive oggi in Italia e solo loro - pagherà a caro prezzo. Con il sospetto, con il disprezzo, con la discriminazione. Lo si può dire anche così: il gruppo di musulmani laici vede il nostro Paese unito e non soltanto negli italiani, ma in ogni etnia e soprattutto nella comunità musulmana che vive la stessa angoscia degli italiani».
la Repubblica
«A riprova della loro impreparazione politica, del loro fanatismo e della loro ferocia bestiale, si è infatti verificato con impressionante regolarità un fenomeno ricorrente: le decapitazioni o le esecuzioni avvengono nei tempi stretti in cui questi gruppi "gestiscono" in proprio il rapimento (nel caso di Quattrocchi e di Baldoni un pugno di pochissime ore). Nel caso in cui, però, la loro platea politica di riferimento, i loro fiancheggiatori, i loro complici "insospettabili" decidano che un'esecuzione sia "nociva all'islam" può succedere che l'irruenza omicida si plachi, che si passi dai sacrifici umani in nome di un Allah feroce, a più banali e venali richieste. Ma i vari "ulema" e i tanti che apprezzano queste forme barbare di "resistenza", hanno criteri molto selettivi: non si mobilitano per i poveri lavapiatti nepalesi, né per gli autisti turchi; men che meno lo fanno per ebrei americani o per americani tout court, come si è visto nei giorni scorsi. Le decine e decine di rapimenti con le loro divaricanti conclusioni mostrano ormai l'esistenza di due gironi infernali in cui possono cadere gli ostaggi in Iraq, in uno dei quali non c'è neanche la possibilità della politica e tantomeno della pietà, né dei tagliateste né dei loro estimatori "laici"».
Il Foglio

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