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Wednesday, February 27, 2008

L'ennesimo scandalo, adesso garanzie per l'accusato

Un altro caso, dopo quelli allucinanti di Garlasco e Perugia (solo per citare i più recenti), sta gettando una luce inquietante sulle capacità investigative e sui meccanismi della giustizia italiana. Sempre più siamo il Paese dei casi, persino banali, irrisolti.

Si tratta del ritrovamento dei due fratelli di Gravina, morti probabilmente di fame e di freddo all'interno di una cisterna interrata. A denunciare la loro scomparsa, nel 2006, il padre, tuttora in carcere accusato di averli uccisi.

Comunque sia andata, per qualunque motivo fossero finiti laggiù, è uno scandalo che i due fratelli non siano stati ritrovati non dico in una settimana, ma nell'arco di un paio di giorni. Il perché è presto detto: i due ragazzi sono morti di fame e di freddo, quindi presumibilmente dopo circa una settimana, nella cisterna interrata di una casa abbandonata a poche centinaia di metri da dove erano stati visti per l'ultima volta. A prescindere dal fatto che si sia trattato di un incidente, o che invece ci troviamo di fronte a un mostro (il padre o qualcun altro) che li ha gettati vivi o moribondi nel cuniculo di 20-25 metri, un "colpevole" lo possiamo indicare con certezza: investigatori e forze dell'ordine.

Non solo, infatti, quella casa abbandonata è a poca distanza dalla pineta comunale e dalla stazione ferroviaria di Gravina in Puglia, il paese in cui i ragazzi abitavano, nell'area retrostante il municipio, ma addirittura si trova a soli 400-500 metri (!) da piazza Quattro Fontane, luogo in cui i due fratelli erano stati visti per l'ultima volta. Non decine di chilometri, ma centinaia di metri. Eppure, le forze dell'ordine e gli investigatori non sono stati capaci di setacciare accuratamente (limitandosi probabilmente a chiamare: "C'è qualcuno?") un'area dal raggio di 500 metri dal punto in cui i due fratelli erano stati visti per l'ultima volta.

Questori, prefetto, procura. A questo punto è lecito persino dubitare che ci siano le condizioni per portare avanti serenamente l'inchiesta a carico del padre dei due ragazzi, ancora in carcere. Il quadro che sta emergendo è tale per cui sugli inquirenti potrebbe legittimamente gravare il sospetto che possano essere mossi dall'intento di dare il "mostro" in pasto all'opinione pubblica, allo scopo di allontanare gli sguardi dalla loro imperdonabile e criminale negligenza. Non dico che con il ritrovamento dei corpi dei due fratelli debbano cadere le accuse nei confronti del padre, ma che i suoi accusatori non possono più essere gli stessi che per manifesta negligenza hanno fallito così clamorosamente nelle ricerche.

1 comment:

MattBeck said...

Concordo, il passaggio dell'inchiesta a qualcun altro è il minimo (e sottolineo il minimo).