Così, oggi, il senatore Polito chiarisce qualcosa di cui ci siamo accorti da tempo, cioè che di ostacolo a un accordo sulla legge elettorale sono innanzitutto le divisioni interne al Partito democratico, in cui convivono due diverse idee sul ruolo che dovrebbe svolgere nel sistema: il Pd «poteva staccare l'Udc dal centrodestra e salvare il governo, con il tedesco; e poteva far l'accordo con Berlusconi e perdere il governo, con lo spagnolo. In entrambi i casi avrebbe quantomeno portato a casa la riforma elettorale. Invece non è stata scelta né la prima strada né la seconda, perdendole tutte e due, perdendo il governo e molto probabilmente perdendo le elezioni».
Al di là delle possibilità di riuscita di ciascuna delle due opzioni, troviamo confermato proprio quanto ripetiamo da tempo. C'è stato un momento in cui il dialogo tra Veltroni e Berlusconi sulla legge elettorale è stato congelato. Fu quando il Cav. diede un assenso di massima al vassallum, sul quale però non c'è intesa all'interno del Pd: tra chi vuole il modello tedesco (dalemiani, mariniani e rutelliani), per favorire la nascita di una "Cosa bianca" e una "Cosa rossa", alle quali il Pd dovrebbe allearsi dopo il voto, alternativamente a seconda delle congiunture e delle convenienze; e chi il vassallum (i veltroniani), per favorire un assetto tendenzialmente bipartitico, in cui due partiti (PdL e Pd) si contendano il centro dell'elettorato senza paludi di mezzo.
Una domanda semplice, che vorrei porre a Veltroni: quando è andato a farsi consultare da Napolitano e da Marini, ha forse proposto, a nome del Pd, in quanto gruppo parlamentare maggioritario, una legge elettorale precisa? Scommettiamo di no. E allora si ammetterà che se neanche erano d'accordo tra di loro nel Pd, era assai difficile credere che in pochi mesi si potesse trovare un'ampia maggioranza in Parlamento per approvare una nuova legge.
Insomma, non c'è mai stata, come si vuole far credere (e molti abboccano), un'alternativa tra "elezioni subito" con l'attuale legge elettorale ed elezioni tra qualche mese con una legge nuova splendente e migliore. L'unica scelta realistica era tra la prima opzione e un rinvio a babbo morto che non avrebbe garantito affatto un accordo in breve tempo, senza considerare le alte probabilità, alla luce dei rapporti di forza in Parlamento, che venisse approva una legge elettorale peggiore dell'attuale. Le possibilità che si giungesse ad un accordo sono tramontate settimane fa, quando Veltroni ha realizzato di non avere i numeri, ai vertici e tra i parlamentari del Pd, per far prevalere la legge che voleva e che aveva proposto a Berlusconi.
Come Veltroni userà il porcellum? E c'è da chiederselo? Ovviamente non può dirlo, ma a lui va benone così. Perché votando ora perderà il governo, e non gli si potranno imputare colpe, ma vincerà il partito, ridisegnando a suo vantaggio, proprio grazie al porcellum, gli equilibri interni al Pd.
Anche l'idea innovativa e dirompente di far correre il Pd da solo potrebbe essere parzialmente rivista. Per Veltroni sarebbe davvero paradossale. Già m'immagino le battute e le ironie: "Da soli, ma anche insieme". Il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, comunque ci prova e già offre un «accordo tecnico» (non si sa come si possa definire «limpido e trasparente») per andare insieme al Senato e impedire così «alla destra di vincere in molte regioni in bilico» (eccola, la legge elettorale che non darebbe maggioranze solide!). Ovvio, Giordano teme che i suoi elettori comprendano di dover votare Pd se vorranno avere qualche speranza che nella loro regione non prevalga la CdL, guadagnando il premio di maggioranza. Vedremo cosa risponderà Veltroni all'offerta, ma il rischio di perdere la faccia è dietro l'angolo.
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