La sensazione generale è che dopo anni di sofferto - e poco convinto - rigore la politica europea non abbia retto all'urto di questa crisi e abbia dato sfogo alle sue ansie, abbandonandosi a un'irrazionale fiducia nel dirigismo eurocentrico. In Italia ciò equivale a togliere le catene agli "state spirits", i peggiori istinti statalisti che non speravano in un momento così propizio. Se ormai imperversano nel governo di centrodestra, figurarsi se gli statalisti non si sentiranno legittimati a riprendersi il centrosinistra.
«Non esistono più vie nazionali per le misure di sviluppo ma solo vie europee», si compiace Tremonti, che pensa a un piano rooseveltiano di grandi infrastrutture europee. Eppure, l'ho ripetuto più volte, a me pare di un'evidenza imbarazzante che in Italia lo sviluppo è frenato da fattori specifici, come il debito pubblico, la spesa pubblica incontrollata, l'alto livello di tassazione e il basso livello di concorrenza e mobilità sociale, il mercato del lavoro ingessato e l'istruzione scadente. Se solo il governo mettesse mano con decisione a questi problemi, esisterebbe eccome una «via nazionale» allo sviluppo, prettamente italiana ma di esempio anche per gli altri.
Infine, se il mercato azionario perde valore, e c'è il rischio che qualcuno ne approfitti per rilevare degli asset a prezzi particolarmente vantaggiosi lanciando Opa «ostili», ecco che contro questa ipotesi accorre il governo. Esiste eccome il problema dei fondi sovrani, di governi autoritari che approfittano dell'apertura dei mercati per mettere a segno operazioni geopolitiche, ed è vero che in Italia gli strumenti in mano alle società per difendersi sono stati ridotti per favorire una certa mobilità societaria. Ma bisogna fare attenzione a non eccedere in senso opposto, perché una volta reso quasi impossibile esercitare un'Opa, potremo dire "arrivederci e grazie" al libero mercato.
L'Opa ha in un libero mercato la funzione insostituibile di sanzionare con il benservito la proprietà e il management che non creano profitti per gli azionisti, ripulendo quindi i mercati dalle imprese più decotte a favore di quelle più innovative e realizzando un'allocazione delle risorse più razionale e orientata allo sviluppo. Siamo vicini al collasso, sì, ma la medicina rischia di essere fatale al paziente più del virus.
P.S.: sull'argomento Mario Seminerio su noiseFromAmeriKa:
«L'unica pericolosità di questo esecutivo (o meglio del suo mainstream di politica economica) non è certo la presunta involuzione autoritaria e l'approccio law&order, bensì l'irresistibile pulsione all'autarchia economica e finanziaria, che finirà col mettere un bel sacchetto di plastica in testa al paese».
5 comments:
Dopo Boldrin, Bisin e Seminerio mi auguro di vedere prossimamente un autorevole commento della Sora Lella. Che non sfigurerebbe.
L'anonimo qua sopra non è solo ignorante, ma pure compiaciuto. JimMo', mettigli Scalfari o Baget Bozzo, così si calma.
Pignolo.
L'ignorante, a differenza di molti che scrivono stupidaggini e si compiacciono e si sorreggono uno con l'altro, ma non sono mai stati chiamati a fare alcunchè e mai infatti m'è capitato di incontrare, è uno che responsabilità le riveste e le ha rivestite. Insisto: la Sora Lella farebbe un figurone in confronto.
Va bene, ma allora abbia la cortesia di rivelare la sua identità. Non le pare che rimanendo anonimo i suoi commenti risultino un po' insensati.
Allora mi scusi. Mi ritiro deferente, professor Stomembro.
Pignolo
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