Si chiude la vicenda giudiziaria di Eluana Englaro, dopo che 16 anni fa si era purtroppo già chiusa quella umana. Si chiude con la liberazione del corpo della ragazza, ostaggio di procedure mediche e burocratiche contrarie alla sua volontà. Se infatti i più invasivi protocolli di rianimazione sono doverosi, in caso di primo soccorso, dalla situazione paradossale che talvolta generano e in cui era piombata la povera Eluana si dovrebbe poter uscire. Se le terapie non sono in grado, dopo 16 anni, di restituire a un corpo una vita umana, ma lo limitano ad una vita da vegetale, dovrebbero potersi sospendere. D'altra parte, esattamente come porvi fine, anche continuare è una decisione che non dovrebbe spettare ad altri che al paziente.
Ma in assenza di una sua volontà attuale, a chi altri se non ai parenti più stretti spetta di far valere una sua volontà differita, che sia riportata senza contestazioni? Non allo stato, non ai medici, non ai giudici, non ai chierici. E' sbagliato, infatti, sostenere che i giudici abbiano deciso alcunché. I giudici hanno solo ritenuto affidabile e credibile il padre di Eluana nel farsi latore della volontà della ragazza. E' lui, al limite, che ha deciso. E chi altri poteva, se non i genitori, in quella particolare situazione?
La Chiesa e i politici cattolici parlano spodoratamente di «omicidio», non rendendosi conto di quanto lontani siano dal buon senso delle persone comuni, le quali sanno benissimo distinguere un omicidio/suicidio dal rispetto del desiderio che il proprio corpo non venga tenuto artificialmente a vegetare. Non mi voglio ripetere oltre, avendo già affrontato la questione innumerevoli volte su questo blog, quindi vi rimando alle riflessioni di Oggettivista, che condivido in pieno.
Dal punto di vista politico, è ovvio che i giochi siano mutati. Siamo di fronte a sentenze che hanno riconosciuto de facto come già esistente nell'ordinamento il diritto del malato a rifiutare o a sospendere i trattamenti medici, chiarendo che essendo un diritto costituzionalmente garantito non può mancare un giudice davanti al quale farlo valere, anche in assenza di leggi specifiche e in presenza di volontà non scritte e differite, ma accertabili. Non c'è alcun vuoto legislativo da colmare.
Non stupisce, quindi, che oggi una legge sul testamento biologico venga richiesta a gran voce proprio da chi per anni vi si è opposto. E' singolare, invece, come non si siano accorti che il gioco è cambiato i sostenitori del testamento biologico, i quali, forse per protagonismo, sembrano non rendersi conto che ad oggi un intervento legislativo rischia concretamente di restringere quegli spazi di libertà che in sede giudiziaria si sono dimostrati essere da sempre aperti.
8 comments:
Tutto giusto.
Tutto sbagliato. VITA uber alles.
Guarda che "per protagonismo" qualcuno chiede una legge sul testamento biologico proprio per evitare che:
1. I "tuoi" liberali ne approfittino per riempire quel vuoto con il cemento armato
2. Sia riconosciuto CHIARAMENTE il diritto di poter decidere per sé, sia per la vita che per la morte, una volta per tutte
Sono d'accordissimo sul fatto che quel vuoto non è vuoto, ma lo vedi benissimo anche tu che in quanto ad attitudine liberal la destra italiana è messa peggio del GOP.
E non ho capito perché se io dovessi appoggiare una legge sul testamento biologico il mio sarebbe solo protagonismo. Protagonismo di che, è forse protagonismo chiedere di essere garantiti nelle proprie libertà fondamentali dallo Stato? E' sempre un male lo Stato? Io penso che quando garantisce comunque delle libertà individuali non lo sia.
l'italia, pur essendo una nazione fondata sulle sentenze, è immune dal diritto!
che tristezza.
ciao.
io ero tzunami...
L'anonimo qui sopra è partito in quarta e non ha capito. Non ha capito che, stanti gli attuali rapporti di forza trasversali in Parlamento tra clericali e laici, chiedere una legge vuol dire ritrovarsi una legge che impedisca in futuro ciò che la Magistratura ha riconosciuto a Beppino Englaro. E del resto bisognerebbe far caso al fatto che la legge si sta avvicinando proprio per iniziativa dei clericali, che prima del caso Englaro negavano ce ne fosse bisogno.
Pignolo
Il testamento biologico è necessario: la decisione spetta all'interessato, non ai genitori. Il caso di Eluana ha avuto l'esito più ragionevole, ma non deve ripetersi: è assurdo che i giudici debbano cercare di ricostruire la volontà del malato; tale volontà deve essere messa per iscritto. E poi i giudici non la pensano tutti allo stesso modo.
Se la decisione è scritta (in qualsiasi modo naturalmente, anche scritto su un diario o su un blog) benissimo ma perchè impedire che possa essere dimostrata anche tramite testimonianze ? se un tutore della persona in coma lo richiede penso sia giusto che i giudici possano verificare se ci siano sufficienti elementi per provarlo. Siamo o no in uno stato di diritto ? Il fatto è che si vuole una legge sul testamento biologico per impedire che sia utilizzato nei casi simili a quelli di Eluana, stabilendo nella legge che l'alimentazione forzata non è un trattamente medico quindi non soggetto a consenso.
Non è tanto agevole dimostrare con certezza come la pensava una persona, e gli orrori giudiziari nel nostro paese non sono rari.
Certo, se non c'è una legge è giusto procedere come si è proceduto nel caso di Eluana.
Chi ha sempre sostenuto il testamento biologico non può rimangiarsi tutto: i clericali c'erano anche prima.
Gli italiani sono favorevoli al testamento biologico e all'eutanasia: non ci si può tirare indietro.
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