C'è un falso mito che negli ultimi anni è stato diffuso da editorialisti e commentatori: che Israele usando la forza non possa conseguire una completa vittoria militare e politica contro gruppi terroristici come Hezbollah e Hamas.
Ma questa volta, a Gaza, riconosce il realista Robert Kaplan, l'attacco israeliano sembra meglio pianificato rispetto a quello di due anni fa contro Hezbollah in Libano, che è sembrato confermare il mito della vittoria impossibile.
Certo, Israele ha un problema fondamentale con quell'«animale postmoderno» che è l'Impero iraniano, di cui Gaza è «l'avamposto occidentale». Innanzitutto, Hamas non ha bisogno di vincere la guerra. Può perderla eppure in un certo senso vincerla. Finché nessun altro gruppo lo sostituirà al potere nella Striscia di Gaza, e qualche suo fanatico potrà continuare a lanciare missili su Israele, potrà rivendicare «una sorta di vittoria morale». Inoltre, se al Fatah provasse a prendere il suo posto a Gaza, verrebbe per sempre etichettato come «servo» di Israele. Il «dilemma» di Israele, osserva Kaplan, è che «non sta combattendo contro uno stato, ma contro un'ideologia, il collante postmoderno che tiene unita la grande sfera d'influenza iraniana». Che siano le entità parastatali di Hamas in Palestina, Hezbollah in Libano, o del Mahdi in Iraq; o «le speranze, i sogni, le illusioni» di milioni di arabi sunniti che, soprattutto in Egitto, si sentono più vicini ai mullah radicali sciiti che alla loro autocrazia sunnita, l'Iran ha costruito il suo "impero" combinando sapientemente ideologia antioccidentale e antisemita con operazioni dei servizi segreti.
Dunque, «si possono combattere eserciti non convenzionali, parastatali, animati dall'ideologia?» si chiede Kaplan. Sì. «Erodendoli sottilmente nel tempo, oppure schiacciandoli completamente, brutalmente. Israele, non potendo tollerare il continuo lancio di razzi sulla sua gente, ha deciso per la seconda via», scrive Kaplan, che quindi ammette che un successo di Israele è possibile - oltre che desiderabile per aumentare le chance diplomatiche occidentali con l'Iran - e che il principale ostacolo a una vittoria di Israele è l'ennesima tregua che permetta ad Hamas di riorganizzarsi, compromettendo i risultati conseguiti sul campo.
Anche un altro realista di ferro, molto noto in Italia per le sue apparizioni televisive, Edward Luttwack, sul Wall Street Journal, ha smentito il mito della vittoria impossibile di Israele. Gruppi come Hamas e Hezbollah rivendicano la vittoria a prescindere dalle perdite umane e materiali che subiscono. Ma se con tutto ciò che sta accadendo a Gaza, Hezbollah rimane immobile e il confine con il Libano tranquillo, vuol dire che nel 2006, al di là della propaganda islamista, l'operazione di Israele ha avuto successo. Oggi Hezbollah ha paura di correre in soccorso di Hamas. Quindi, pur con tutti gli errori commessi in Libano, se Israele si limitasse anche solo a ripetersi contro Hamas a Gaza, sarebbe già una vittoria significativa.
Secondo il neoconservatore Bill Kristol, il luogo comune secondo cui Israele non può vincere contro Hamas come non poteva vincere due anni fa in Libano contro Hezbollah, si dimostrerà sbagliato. Gaza è una striscia di terra stretta e piatta, confinante con Israele a est e a nord, il mare a ovest e l'Egitto a sud. Hamas non ha amici intorno. Tagliando in due la striscia Israele ha praticamente circondato la parte nord, creando una situazione completamente diversa dal punto di vista militare rispetto a quella in Libano nel 2006. Inoltre, la leadership israeliana sembra aver imparato dagli errori - politici, strategici, militari - commessi due anni fa. L'operazione a Gaza sembra essere stata ben pianificata ed eseguita.
In una lunga analisi sul Weekly Standard, anche gli esperti Thomas Donnelly e Danielle Pletka, dell'American Enterprise Institute, avvertono che «Gaza non è il Libano» e spiegano «perché la campagna di Israele contro Hamas può avere successo». L'opinione diffusa che «i leader israeliani con l'offensiva di terra a Gaza corrono il rischio di ripetere la disastrosa esperienza della guerra in Libano nel 2006» non tiene conto del fatto che «Gaza non è il Libano, Hamas non è Hezbollah e, soprattutto, che Israele oggi non è lo stesso Israele del 2006».
1 comment:
Commento cancellato perché pieno di insulti e minacce. Prego l'autore di non farsi più vedere da queste parti.
Post a Comment