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Wednesday, January 21, 2009

Sono di nuovo tutti "americani", ma durerà poco anche stavolta

Eccomi di nuovo qui, dopo questa pausa lunga un sospiro.

Nel frattempo Barack H. Obama ha giurato come 44esimo presidente degli Stati Uniti. Dopo la nottata elettorale, un altro momento storico, di vibranti emozioni. Ancora una volta l'America si dimostra quel posto dove i sogni possono diventare realtà. Così è stato per i nove "ragazzi di Little Rock", invitati alla cerimonia. Ecco, l'America è un paese dove nell'arco di una vita si può essere testimoni di un progresso economico e civile senza eguali; dove prima di morire si possono ammirare i frutti di ciò che si è seminato 50 anni prima, come hanno potuto ammirarli ieri quei primi studenti di colore.

Tutto il mondo si è fermato per il giuramento di Obama, un presidente che ha suscitato nella sua gente, negli altri popoli e leader della terra, delle attese quasi messianiche. Mi è sembrato di rivivere quel particolare momento, immediatamente dopo gli attacchi dell'11 settembre, in cui tutto il mondo o quasi, di sicuro tutto l'Occidente, si sentiva "americano". Ma non facciamoci illusioni, anche questa volta durerà poco. Esattamente come nei mesi che seguirono l'11 settembre, anche questa unità di sentimenti favorevoli che grazie a Obama circondano oggi l'America si rivelerà purtroppo effimera e le scelte di politica estera della nuova amministrazione non tarderanno a suscitare divisioni e ostilità, anche all'interno del mondo occidentale.

Il discorso inaugurale di Obama non è stato uno dei suoi migliori, né uno dei migliori discorsi inaugurali.

In questo difficile momento di crisi, economica e internazionale, Obama ha innanzitutto voluto lanciare agli americani un messaggio di speranza. Il suo sforzo per risvegliare in loro la fiducia nei propri mezzi ricorre ovunque nel discorso. Più di qualsiasi presidente, a poter riaffermare «la grandezza dell'America» sono il sacrificio, il duro lavoro, la responsabilità, il senso del dovere, la fede di uomini e donne comuni in valori e principi che trascendono loro stessi. Siamo noi cittadini tutti insieme, ha voluto dire Obama, che possiamo farcela, vincere le sfide presenti, non un uomo solo al comando.

«America has carried on not simply because of the skill or vision of those in high office, but because We the People have remained faithful to the ideals of our forbearers, and true to our founding documents».
Obama ha quindi richiamato i valori dei padri fondatori, sacrificio e libertà, citando le parole di George Washington in un momento decisivo della guerra d'indipendenza:
«Let it be told to the future world that in the depth of winter, when nothing but hope and virtue could survive, that the city and the country, alarmed at one common danger, came forth to meet it».
E ha chiesto agli americani di comportarsi allo stesso modo, in questi tempi difficili, così «che i figli dei nostri figli possano dire che quando fummo messi alla prova non ci tirammo indietro né inciampammo; e... portammo avanti quel grande dono della libertà, e lo consegnammo intatto alle generazioni future».
«The time has come to reaffirm our enduring spirit; to choose our better history; to carry forward that precious gift, that noble idea, passed on from generation to generation: the God-given promise that all are equal, all are free, and all deserve a chance to pursue their full measure of happiness».
Obama ha cercato quindi di esorcizzare la paura per un «declino» descritto come «inevitabile», non nascondendo che le sfide di oggi «sono reali, sono serie e sono molte». Non sarà facile e ci vorrà tempo, «ma sappi questo, America: saranno vinte». Ciò che serve è una «nuova era di responsabilità - un riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo doveri verso noi stessi, verso la nazione e il mondo, doveri che non accettiamo a malincuore ma anzi afferriamo con gioia, saldi nella consapevolezza che non c'è nulla di più soddisfacente per lo spirito, di più caratteristico della nostra anima, che dare tutto a un compito difficile. Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza».

In politica interna quello di Obama è stato un forte richiamo all'unità, a saper superare l'interesse personale o di fazione per il bene della nazione. In economia il suo approccio mi è sembrato meno condivisibile, e poiché eccessivamente fiducioso nelle capacità del governo, persino in contraddizione con l'appello allo spirito di sacrificio e al senso di responsabilità individuale di ciascun americano. Ma non si era detto che più delle «skill or vision of those in high office» contavano la fede nei valori costituzionali e il duro lavoro di ciascuno?

In politica estera Obama si è tenuto aperto entrambe le strade: quella del dialogo, con la quale partirà, e quella dell'uso della forza, sulla quale probabilmente finirà anche lui. Quella «tra la nostra sicurezza e i nostri ideali è una falsa scelta», ha premesso:
«Recall that earlier generations faced down fascism and communism not just with missiles and tanks, but with the sturdy alliances and enduring convictions. They understood that our power alone cannot protect us, nor does it entitle us to do as we please. Instead, they knew that our power grows through its prudent use. Our security emanates from the justness of our cause; the force of our example; the tempering qualities of humility and restraint».
Ha quindi ricordato che l'America è disposta ad essere amica di tutti, ma non di chi ricorre al terrore e alla violenza, chiarendo subito:
«We will not apologize for our way of life, nor will we waver in its defense, and for those who seek to advance their aims by inducing terror and slaughtering innocents, we say to you now that our spirit is stronger and cannot be broken; you cannot outlast us, and we will defeat you».
Si è rivolto al mondo islamico, ai nemici, ai tiranni e ai corrotti, promettendo che gli Stati Uniti «tenderanno una mano» se loro saranno disposti «a sciogliere il pugno»:
«To the Muslim world, we seek a new way forward, based on mutual interest and mutual respect. To those leaders around the globe who seek to sow conflict or blame their society's ills on the West, know that your people will judge you on what you can build, not what you destroy. To those who cling to power through corruption and deceit and the silencing of dissent, know that you are on the wrong side of history, but that we will extend a hand if you are willing to unclench your fist». E' forse quest'ultima l'unica frase di questo discorso inaugurale che rimarrà scolpita nel tempo.
In ogni caso auguri, presidente Obama.

3 comments:

Anonymous said...

diciamo che l'America è un posto dove non solo i sogni ma anche gli incubi peggiori come george w bush a volte divengono realtà...
auguri obama

Mauriziosat said...

@ADRIANO
potevi tacere rischiando di passare per stolto.
Invece hai voluto parlare.......togliendo ogni dubbio.
.
Tu sei iscritto d'ufficio all'orda di lobotomizzati che sentono una frase in rima in TV e la ripetono ossessivamente a pappagallo per il resto della vita.
Senza però mai fermarsi a pensare un attimino sul reale significato di quella frase.
.
ecco tu sei uno dei tanti, un burattino , una marionetta.
La propaganda che vuole Bhsh incarnazione del male , muove i tuoi fili e tu obbedisci al comando.
Beli in mezzo al gregge, coccolato dalla lanuggine di tutti gli altri.
Ti senti al sicuro e di tanto in tanto, con un gesto di spavalderia, tiri su la testa e gridi A MORTE.. A MORTE.
.
non sei originale.
prima di te sono venuti in tanti.
dai seguaci di POLPOT alle SUDENTESSE iraniane che pensavano di fare una cosa figa a manifestare per la SHARIA.
Tutti loro soffrono oggi , anch efisicamente, per la cocente delusione.
SOLO gli europei FIGHETTI figli di papà ancora si illudono e si comportano come te.
Semplicemente perchè la maggior parte di loro , con l'età ADULTA ha abbandonato le sciocchezze propagandistiche ed è diventata un uomo.

Anonymous said...

Oddio che orrore diventare un uomo, preferisco rimanere un incompiuto a vita piuttosto che un uomo secondo le regole del vivere civile di questa borghesia castrata di cui tu non fai nemmeno parte perché ovviamente sei un povero sfigato comune, come me del resto... sei fossi davvero figlio di papà starei qui a chattare con te?

Io un burattino? uh uh uh, e tu chi saresti, Mangiafuoco? meglio burattini, direi... meglio pinocchio a vita, meglio amici come lucignolo, meglio il gatto e la volpe, meglio la fatina turchina...

Ti dirò una cosa, gli piacerebbe al Kriminale da strapazzo essere il Male Assoluto, ci vuole charme per esserlo; Bushetta è stata una scorreggia cosmica, una variazione infinitesimale nel grande caos multidimensionale in cui sognamo di vivere... buon sonno amico mio, attento a non cadere dal letto quando ti svegli!