Con i suoi primi ordini esecutivi Barack Obama ha mantenuto le sue promesse elettorali. Il nuovo presidente ha deciso di chiudere entro un anno il carcere di Guantanamo e le prigioni segrete della Cia; ha sospeso i processi in corso dinanzi alle corti militari istituite da Bush; e ha vietato i metodi di interrogatorio non espressamente autorizzati nei manuali del Pentagono. Tuttavia, ha anche deciso di formare due "task force" che in sostanza, nei prossimi sei mesi, dovranno valutare se e quali eccezioni tollerare per esigenze di sicurezza nazionale.
Una mossa abile, perché da una parte Obama lancia un segnale di rottura rispetto a Bush; dall'altra, si tiene comunque aperte tutte (o quasi) le opzioni, in attesa di elaborare una sua dottrina antiterrorismo, una volta acquisiti tutti gli elementi di conoscenza necessari. Se dall'Unione europea giunge la disponibilità a collaborare, anche se non c'è accordo sul trattamento da riservare ai terroristi che verrebbero trasferiti nel Vecchio Continente, il New York Times riferisce che decine degli oltre 500 detenuti di Guantanamo rimessi in libertà da Bush sono già tornati a combattere.
Interpretati come un definitivo cambio di rotta rispetto alla normativa e alla strategia antiterrorismo della precedente amministrazione, e salutati con entusiasmo dagli attivisti per i diritti umani e dai più critici della presidenza Bush, in realtà i provvedimenti di Obama – spiega in una lunga analisi Benjamin Wittes, del think tank clintoniano Brookings Institution – sono molto diversi nelle loro conseguenze.
L'ordine di chiusura di Guantanamo è molto meno significativo di quanto si creda. Non risolve nessuno dei nodi giuridici riguardanti la detenzione dei terroristi. Semplicemente si limita ad avviare un processo che durerà un anno e si concluderà con la chiusura della prigione sull'isola di Cuba. Ma non stabilisce cosa accadrà ai 242 detenuti ancora nella struttura.
L'ordine è «attento a tenere aperte tutte le opzioni per ciascun detenuto», spiega Wittes: «Non prevede il trasferimento o il rilascio di alcuno. Né che i detenuti vengano proccessati. Né preclude l'eventuale utilizzo di corti militari, o di qualche altra sede di giudizio alternativa. E, soprattutto, non preclude il proseguimento della detenzione di certi – forse molti – detenuti». Una sola cosa è chiara (che era stata promessa anche dal concorrente di Obama per la presidenza, John McCain): la chiusura del campo di prigionia a Guantanamo. Ma le detenzioni potrebbero continuare.
Ogni detenuto – si legge nell'ordine – «dovrà essere reimpatriato, rilasciato, trasferito in un paese terzo, o in un'altro centro di detenzione degli Stati Uniti in modo conforme alle leggi, alle esigenze di sicurezza nazionale e agli interessi degli Stati Uniti». Da ciò emerge chiaramente che il reimpatrio, il trasferimento a un paese terzo, il rilascio, o il processo non sono le uniche opzioni, perché si riconosce che in alcuni casi potrebbero non essere compatibili con le esigenze di sicurezza nazionale. Se le detenzioni continueranno – e in che in forma – dipenderà dalle valutazioni di una task force che in sei mesi dovrà rivedere la posizione di ciascun detenuto. Per quei detenuti per i quali non si potrà provvedere al processo, al rilascio, o al trasferimento, la task force «dovrà individuare mezzi legali, conformi alle esigenze di sicurezza nazionale e agli interessi degli Stati Uniti».
Ciò significa che alcuni o molti dei 242 detenuti potrebbero rimanere sotto la custodia americana, senza processo, anche dopo la chiusura di Guantanamo, forse in nuovi centri di detenzione su territorio americano. In questo caso la politica di Obama si differenzierebbe da quella di Bush solo per il luogo fisico della detenzione. Ma è anche possibile che Obama chieda l'appoggio del Congresso per protrarre la detenzione in presenza di talune particolari circostanze. Insomma, «l'ordine non decide nulla che non fosse già stato deciso molto tempo fa. Semplicemente dà avvio al processo di chiusura di Guantanamo, ma cautamente tiene tutte le opzioni sul tavolo e dà alla nuova amministrazione ampio margine di manovra», conclude Wittes.
Al contrario, l'ordine presidenziale sui centri di detenzione e i metodi di interrogatorio della CIA fa molto di più. Revoca gran parte dell'architettura legale messa in piedi da Bush, vietando alla Cia metodi di interrogatorio non espressamente autorizzati dal Manuale di battaglia delle Forze armate e ordinando all'agenzia di «chiudere il più velocemente possibile ogni centro di detenzione attualmente operativo». La CIA dovrà attenersi ad un insieme specifico di tecniche di interrogatorio approvate, alle quali le forze armate sono già tenute per legge. «Non solo, quindi, l'ordine toglie alla CIA la possibilità di condurre interrogatori con metodi altamente coercitivi», vicini alla tortura, ma «vieta anche di usare tecniche che, pur essendo indubitabilmente legali, non siano previste dal Manuale dell'esercito». Tuttavia, se l'ordine di Obama è «inflessibile» nella sua opposizione ai metodi coercitivi di interrogatorio, accenna alla possibilità che la CIA abbia bisogno di ricorrere a tecniche a cui le Forze armate non sono autorizzate. Anche in questo caso, sarà una «task force» speciale a definire le eccezioni.
2 comments:
La cosa clamorosa, e anche divertente però, anzi patetica, di questi tuoi post, è lo sforzo per rivoltare la frittata e far sembrare quelli che sono provvedimenti decisi e radicali come una specie di 'continuità' col passato.
E' evidente che sembri un dissociato, ma va bene così, ognuno crede alle favole che gli piacciono di più. Sì, sì, è tutto come prima, eh eh... bravi bravi... della serie: e nun ce vonno sta!!!
Avete perso, siete non il passato, siete il trapassato, abbi l'accortezza di non fare l'evoluzionista, sono specchi troppo scivolosi, prima o poi fai un capitombolo doloroso.
Perchè non parli dei provvedimenti a favore delle ong che praticano l'interruzione di gravidanza, perché non parli dei provvedimenti contro Schwarzenneger e i C02 in California, perché non parli della cesura totale col petrolio decisa oggi... è inutile che minimizzi. Si cambia disco.
A meno che i vostri amichetti neocons non organizzino un bell'attentato fasullo stile 11 settembre, oppure direttamente un nuovo omicidio alla jfk in diretta Tv. Stavolta però siamo un po' più svegli, potrebbe succedere un bel casino!
sempre con affetto
vedo che qui sopra non interviene più di moda, siete passati di moda, grazie a dio...
voglio aggiungere una frase, la summa del pensiero di barack che nessun panegirico fraseologico dei tuoi post o di quelli di qualcun altro quacchero neo con potrà cancellare, né smentire:
"non saremo più disposti a barattare la nostra sicurezza con la rinuncia ai diritti civili", questo basta come calcione in culo finale.
sempre con affetto!!
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