Pagine

Friday, January 30, 2009

La crisi italiana ha un solo nome: stato

Non ne parlo da parecchio tempo perché davvero non so più come ripeterlo. Eppure, ci ripenso ogni volta che sento parlare Tremonti. L'Italia è in crisi da un decennio. La crisi finanziaria si aggiunge ad una crisi solo nostra, prolungata e costante, dovuta a fattori esclusivamente interni al nostro paese. Soffriamo certamente gli effetti della crisi mondiale, ma sotto di essa c'è un altra crisi, tutta nostra. Se abbiamo l'impressione di risentirne relativamente meno di altri paesi è perché noi eravamo già in crisi da molto tempo prima dello scorso settembre. E se la crisi che ci è piovuta in testa ha molti nomi e molti colpevoli, quella che scorre al nostro interno ha un solo nome e un solo colpevole: lo stato.

Per questo il governo può fare molto per risolvere almeno questa seconda crisi e non deve commettere l'errore di nascondersi dietro l'alibi della crisi globale, come se non potesse fare altro che sedersi e aspettare che la tempesta passi.

Se non si comprende questo - e il governo sembra non comprenderlo - quando l'economia mondiale ricomincerà a girare, l'Italia rimarrà al palo, ripartendo dal suo zero virgola del 2008. Invece, approfittando del fatto che in questo momento l'opinione pubblica si aspetta che i governi agiscano, si potrebbero avviare le riforme strutturali di cui l'Italia ha disperato bisogno. Solo così le nostre vele potrebbero gonfiarsi quando il vento della ripresa mondiale comincerà a spirare.

Certo, se avessimo avuto un governo di sinistra, di questa sinistra, si sarebbe già dato alle spese pazze con i soldi che non abbiamo, soffocando sotto ancora più tasse la nostra economia e mettendo a rischio l'unico bene di cui, in questo momento di crisi, non possiamo permetterci di privarci: la stabilità finanziaria.

4 comments:

Anonymous said...

guardando gli altri paesi mi sembra che rispondano alla crisi con stato, non con meno stato.
ma noto una vena di ottimismo nel post, cosa ti fa pensare che questo governo farà qualcosa di diverso da quello che fatto nel quinquennio 2001-2006? per i distratti: nulla di niente. anzi no qualcosa han fatto toh il piu grasso contratto del pubblico impiego.
ruys

Anonymous said...

io spero che qualcuno di loro impazzisca e trascini tutti nel vortice delle riforme, perche' al momento non fanno nulla.

Certo potremmo metterci a discutere se sia meglio il loro nulla o i danni che farebbe la sinistra, ma sarebbe come mettersi a discutere del sesso degli angeli ... :-)

>guardando gli altri paesi mi sembra >che rispondano alla crisi con stato, >non con meno stato.

non e' detto che sia la risposta corretta: + stato e' anche sinonimo di protezionismo e di chiusura, proprio quello di cui non c'e' bisogno.

Anonymous said...

pacato,
la sinistra credo avrebbe fatto esattamente come berlusconi ora, nulla. nulla ma in modo confuso e scomposto e chiassoso.
tuttavia non sono allettato dall'idea di rimanere a guardare mentre con atti di protezionismo e chiusura gli altri falciano il nostro export e ci mettono in ginocchio? lo diciamo alla maestra? preghiamo fortissimo padrepie? io non credo agli ufo e per proprietà transitiva neppure al fatto che il governo sfrutterà l'occasione per fare le riforme di mercato del lavoro, ammortizzatori sociali, pensioni, liberalizzazione dei servizi etc che al paese servono urgentemente. a questo punto non sarà il caso di cercare almeno di uscire dalla crisi con un minimo di dignità?
ruys

Anonymous said...

Fede, per cambiare il paese occorre che al governo ci siano persone oneste, prive di interessi economici personali: aziende, televisioni, appalti, etc.
Berlusconi non ha la statura morale per effettuare i cambiamenti indispensabili al paese e ha anche troppi interessi.
A sinistra, uno su tutti, D'Alema e il caso Unipol.
Non è il caso di stupirsi, non vedo perché chi ci governa dovrebbe essere migliore della società in cui viviamo.
Lo Stato siamo noi ed è colpa di ognuno di noi se siamo in queste drammatiche condizioni.