Adesso si può dire. Dopo la scarcerazione di Patrick Lumumba, su richiesta dello stesso pubblico ministero, e guarda caso contestualmente all'arresto di un altro africano, identificato come il famoso "quarto uomo" (o, piuttosto, il primo?), s'insinua prepotentemente in noi il dubbio che tenerlo in carcere per tutti questi giorni, unicamente sulla base della parola di un'altra sospettata (già alla seconda o terza versione dei fatti), senza il minimo indizio, sia stata una scelta viziata da un pregiudizio razziale. Il nero in qualche modo doveva entrarci.
Di Lumumba non esistono tracce di alcun genere che lo collochino sulla scena del crimine. Gli inquirenti cercavano già un altro uomo di colore, la cui impronta era rimasta sul cuscino della povera Meredith, ma Lumumba restava inspiegabilmente in carcere. Non l'esistenza del "quarto uomo", di cui si erano convinti, ma solo la sua cattura ai loro occhi ha scagionato Lumumba.
E' uno degli aspetti che più mi ha impressionato del caso di Perugia, ma non l'unico. Dei casini dell'inchiesta parla oggi Carlo Bonini, su la Repubblica: «È un fatto che in soli quattordici giorni, il caso di Meredith Kircher viene dato rumorosamente per "chiuso" tre volte. È un fatto che per tre volte, si accredita una ricostruzione dei fatti e delle responsabilità degli indagati che si libera di quella che l'ha preceduta con un tratto di penna».
La precisa cronaca che Bonini fa della successione di ipotesi e ricostruzioni ci conferma una sensazione che abbiamo già avvertito nel caso Garlasco. La straordinaria disinvoltura con la quale gli inquirenti accreditano, fanno e disfano, montano e smontano, ricostruzioni dei fatti e responsabilità degli indagati, suggerisce un sospetto inquietante: che, più per incapacità che per malafede, si tenda a far calzare, a far combaciare la scena del crimine ai sospetti che si hanno a disposizione, e non viceversa. Il metodo dovrebbe invece essere ben altro. Data la scena del crimine ricostruita solo quando si siano valutati tutti gli elementi a disposizione, ci si dovrebbe chiedere: il sospetto X è compatibile con essa?
Questo per rimanere sulla conduzione delle indagini, che è la cosa più importante, e per non parlare delle ridicole speculazioni che si sono fatte sulla voglia dei giovani di "emozioni forti" (troppo forti?) e sul turbine di perdizione del quale cadrebbero vittime gli studenti in quel di Perugia. Con tutto il rispetto, Perugia non è Las Vegas.
1 comment:
E' l'ennesima indagine funzionale soltanto al protagonismo di magistrati incapaci di condurre un'indagine in modo professionale. Senza alcun rispetto per gli indagati, dati in pasto al sensazionalismo dei media. Grazie per l'ottimo e coraggioso post.
Post a Comment