Il presidente Lahoud, filo-siriano, ha proclamato lo stato di emergenza, ordinando all'esercito di prendere il controllo della sicurezza e di tutte le forze armate del Libano.
Ha motivato la sua decisione con la mancata elezione di un nuovo presidente a poche ore dalla scadenza del suo mandato, ma in base alla Costituzione, toccava al premier, Siniora, assumerne le veci nella forma di una "presidenza collegiale", in attesa dell'elezione del nuovo capo dello stato. Lahud ha invece dato seguito alle sue minacce: in caso di mancata elezione di un successore prima della scadenza del suo mandato, aveva annunciato nei giorni scorsi, si sarebbe rifiutato di trasferire i poteri presidenziali al governo Siniora, giudicato «illegittimo» da quando, un anno fa, tutti i ministri sciiti si sono dimessi.
Atto «non valido e incostituzionale», ha denunciato Siniora. Per la quinta volta in due mesi, le elezioni presidenziali erano state rinviate nei giorni scorsi al 30 novembre, a causa dell'ostruzionismo del movimento sciita Hezbollah.
All'uccisione di alcuni deputati anti-siriani e ai movimenti minacciosi di Hezbollah, ora si aggiunge un altro elemento di ulteriore destabilizzazione. E la tensione rischia di esplodere. La settimana che sta per iniziare è delicatissima.
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