In questa interessante intervista, a cura di Ada Pagliarulo (Radio Radicale), la portavoce dell'Osce Urdur Gunnarsdottir spiega perché l'organizzazione ha deciso di non inviare osservatori elettorali in occasione delle elezioni legislative in Russia.
Diversamente dalle passate elezioni, questa volta Mosca ha concesso con estremo ritardo i visti d'ingresso e ridotto considerevolmente il numero degli osservatori ammessi. Così all'Osce hanno preferito soprassedere, anche per non rischiare di dover legittimare elezioni su cui non avrebbero più potuto effettuare un monitoraggio approfondito e attendibile. Con un solo mese davanti per organizzarsi, infatti, avrebbero potuto monitorare solo il giorno delle elezioni, non l'intera campagna elettorale, e con il ridotto numero di osservatori non sarebbero riusciti a coprire un paese così vasto.
Tra Osce e Russia si è consumata dunque una rottura che era nell'aria. Da tempo, infatti, la tensione stava salendo, alimentata dalle accuse di parzialità rivolte da Putin all'Osce per il ruolo svolto nei momenti elettorali dei paesi dello spazio post-sovietico.
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