Oggi su Il Foglio, nell'inserto I, campeggia la foto del generale David Petraeus mentre mangia sereno in un mercato di Baghad. Daniele Raineri racconta di un «nuovo Iraq», un paese «capovolto», in cui «sunniti e sciiti stanno dimostrando di saper collaborare su questioni cruciali», in cui Moqtada al Sadr avrebbe per ora deciso «di combattere soltanto sul fronte politico», in cui si assiste a una «diminuzione vistosa della violenza» nella capitale e nella provincia di al Anbar, la guerriglia sunnita è spaccata, con «i resti disorganizzati» degli ex baathisti di Saddam che si scagliano contro i «binladenisti iracheni», al Qaeda «in fuga», «geograficamente messa all'angolo» del paese. Ma il lavoro continua senza soste.
Le "good news" che giungono dall'Iraq, ottenute grazie alla nuova strategia voluta da Bush e attuata sul campo dal generale Petraeus, stanno spiazzando i democratici, che al Congresso avevano scommesso tutto sulla sconfitta e sulla richiesta di ritiro immediato, «spiegando che la guerra era già persa e che altre truppe non sarebbero mai state capaci di cambiare l'inerzia della missione», non manca di riferire Christian Rocca, che segnala come il Washington Post abbia preso «a fare le pulci al "pinocchismo" dei candidati presidenziali del Partito democratico, i quali nei comizi dicono di voler porre fine alla guerra, malgrado poi i loro piani prevedano che le truppe resteranno in Iraq almeno fino al 2013».
1 comment:
Una buonissima notizia, una buonissima conferma, in una gornata molto grigia.
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