In effetti c'era qualcosa che non mi quadrava, in quello scoop lanciato dal Corriere della Sera qualche giorno fa. Non mi sono perso una punta di "Dr. House Medical Division", dalla prima serie, da quando ancora in Italia era semi-sconosciuto. E mi dicevo che evidentemente in Curia non avevano la tv satellitare. Dr. House è laicissimo e si droga, ma nessuna protesta ufficiale.
Insomma, leggo sul Corriere che in una puntata andata in onda negli Usa (quindi nella stagione successiva di quella ora in onda in Italia) Dr. House si sarebbe scagliato contro il sistema sanitario americano, citando persino Michael Moore e il suo documentario, Sicko. A una folla di pazienti radunati nell'atrio della clinica avrebbe chiesto: «Chi di voi non ha un'assicurazione sanitaria?». E vedendo la maggior parte alzare la mano: «Michael Moore aveva ragione». Esclamando a pugno destro alzato «Fight the power», combatti il potere, avrebbe quindi prescritto stanze private e costosi esami diagnostici gratis per tutti.
Nessun dubbio che il protagonista del telefilm abbia effettivamente pronunciato queste parole. Tuttavia, riflettevo, Dr. House è sì un personaggio cui piace andare contro le regole e anti-sistema, ma è anche anti-conformista, assolutamente non politically-correct e per nulla buonista, è anzi cinico e scontroso. Per esempio, in una recente puntata viene ridicolizzata la cosiddetta "Sindrome del Golfo". Strano, quindi.
E infatti chi evidentemente ha potuto vedere la puntata conferma i miei sospetti: la corrispondente del Corriere, Alessandra Farkas, non ha compreso l'ironia, il sarcasmo del personaggio, che in realtà per far dispetto, come spesso gli capita, al suo capo, prende in giro i pazienti e ne approfitta per sfottere Michael Moore.
Poco prima della frase su Moore, lo stesso House dice che si tratta di un modo per «farla pagare alla Cuddy»: infatti, promettendo ai pazienti poveri «risonanze, esami PET, visite neuro-psichiatriche e stanza privata gratis per tutti» avrebbe soltanto causato guai al suo capo.
Il Corriere, commenta Christian Rocca, «non ha capito l'acida ironia del protagonista della serie, ma in ogni caso, anche se l'avesse colta, non si capisce che cosa c'entrino i milioni di americani non coperti da assicurazione sanitaria con George W. Bush».
Ci sta non cogliere la sottile ironia di un personaggio televisivo stravagante, ma Bush non viene per nulla citato, è «soltanto un salto illogico», un riflesso condizionato, perché prima di Bush «non è che i non assicurati di oggi fossero coperti», e perché la politica dell'Amministrazione Bush sulla sanità è dispendiosissima, avendo ampliato a dismisura il programma federale Medicare, «il più grande intervento pubblico degli ultimi 40 anni, circostanza su cui Giuliani e Romney semmai non sono entusiasti, proprio perché ispirata a principi interventisti e liberal».
Doppia toppa del Corriere, dunque. Aspettiamo di vedere la puntata per farci due risate, probabilmente l'anno prossimo.
3 comments:
Avendo potuto vedere la puntata in lingua originale mi ero divertito all'uscita di House: a mio parere una battuta rapida e molto ben costruita per strappare una risata al pubblico 'colto' (obbiettivo riuscito) non certo una dichiarazione politica in favore della sanità pubblica(da House? :-D).
Sorge spontanea la domanda sul perché il Corriere, che stipendia un critico molto attento alla fiction come Aldo Grasso(sono abbastanza convinto che, per mestiere, debba seguire anche le serie di punta in onda negli States), non ne abbia chiesto un parere a riguardo.
L' articolo mi pareva strano , visto che House è completamente apolitico . Vista la puntata l' unico commento possibile è " bias " .
Tanto vale comprarsi Repubblica allora .
House non è apolitico...
è solo un LIBERTARIAN.
come il buon rude cowboy del far west o il poliziotto scazzato ma puro di tanti film americani che parlano all'anima profonda del Grande Paese.
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