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Friday, November 23, 2007

All'improvviso rimasero in pochi a volere il dialogo

Improvvisamente l'unico a voler dialogare con Berlusconi sembra rimasto Veltroni. Lo "scandalo" Rai-Mediaset (che non cambia di un millimetro ciò che andrebbe fatto: privatizzare), confezionato da Palazzo Chigi e la Repubblica, ha offerto a tutti coloro che temono che quel dialogo possa produrre davvero qualche esito un'arma potente da impugnare per minacciare lo stesso Veltroni: il sospetto di "intelligenza" col nemico a sinistra è ancora punito severamente.

L'idea del dialogo piaceva finché Berlusconi appariva chiuso nel suo bunker a studiare "spallate". Tutti a blaterare di quanto fosse civile, proprio di una democrazia matura, discutere con l'avversario le regole del gioco, soprattutto quando il sistema si dimostra così bloccato. Veltroni adesso è solo, e lui stesso non può che allontanare da sé ogni accusa di inciucio. In molti nel centrosinistra hanno paura del dialogo Berlusconi-Veltroni. Il risultato che potrebbe uscirne - cioè una competizione basata sui due partiti maggiori - rischia di produrre un massacro di piccoli-medi partiti, che vedrebbero ridotta di molto la propria forza contrattuale, o di ricatto, e di contribuire alla veltronizzazione del Pd, cosa che i dalemiani, i prodiani, i popolari della Margherita sono impegnati a scongiurare.

Sul lato destro, Fini furioso va soprattutto contro se stesso: se pensa di vendicarsi del Cav. sulle sue tv, o puntellando il Governo Prodi, non farà una bella figura con i suoi elettori. Il leader di An sa che rinchiudersi a destra con il suo 10% - se gli va bene - significherebbe l'irrilevanza, eppure non gli riescono che reazioni scomposte, fin troppo rivelatrici del fatto che Berlusconi deve aver colpito nel segno.

Oggi Fini firma con Casini un comunicato in cui i due sottolineano l'urgenza di «elaborare progetti che nulla hanno a che fare con l'improvvisazione propagandistica né con estemporanee sortite populistiche». Pronta la risposta del Cav.: «Se continuano così a noi va benissimo: noi ci teniamo gli elettori loro si tengono il progetto...»; e la controreplica di Casini: «Quando Berlusconi arriva al 101% ci avverta...».

Ora, se da parte di Berlusconi non sono venuti grandi progetti, nuove idee e proposte, ma ha per mesi rincorso una rivincita personale, è anche vero che dalle loro parti di politica in questi anni non se n'è vista molta, e quella poca che si è vista non ci è sembrata affatto liberale: sia per il ruolo che hanno avuto nella compagine governativa, di difesa del pubblico impiego e delle professioni, quindi di freno sulle riforme liberali, su tasse, pensioni e spesa pubblica; sia per quanto riguarda ipotesi di partito unitario.

Se Berlusconi ha pensato solo ad assestare a Prodi la "spallata" decisiva, mettendo da parte la politica, Fini e Casini hanno pensato innanzitutto a dare "spallate" a Berlusconi. Peccato che in queste "spallate" non ci fosse molta politica, che non avessero i consensi e le proposte politiche per contendergli la leadership in campo aperto.

Berlusconi di errori ne ha fatti tanti, a cominciare dall'essersi concentrato troppo sui suoi interessi, ma forse quello più clamoroso è di aver creato dal nulla due pseudo-leader: Fini, sdoganandolo dal suo passato missino, anche se poi è rimasto sempre in mezzo al guado; Casini, un ex democristiano cui ha regalato seggi e leggi elettorali ad hoc. L'alleanza con Berlusconi ha fatto da "traino" ad An e Udc, verso quote elettorali che fino ad allora potevano solo sognare. E per tenere in piedi la coalizione ha accettato compromessi che hanno contribuito - complici scelte sbagliate compiute in piena autonomia - prima a sbiadire, poi a cancellare, l'iniziale vocazione liberale di Forza Italia. Tanto pieno di politica hanno creato i due da non riuscire a contendere seriamente la leadership di Berlusconi, né a esserne credibili successori, limitandosi invece a logorarlo ai fianchi.

Molti elettori, dovendo scegliere tra Berlusconi, Fini e Casini all'interno di una stessa coalizione, hanno finora scelto gli ultimi due quando hanno inteso rimarcare una posizione critica nei confronti del leader. Ma se si trattasse di scegliere non più all'interno di uno stesso progetto politico, ciascuno per ciò che è e che ha fatto, per l'identità del partito che ha alle spalle, allora penso che fra i tre la scelta ricadrebbe su Berlusconi.

Berlusconi porta con sé una responsabilità enorme: quella di aver sciupato parecchie occasioni per riformare questo sfortunato Paese in senso liberale. «Chi di noi ha la possibilità e l'età per farlo deve pensare al Paese, chi ha 20 anni di più può pensare a se stesso», ha ironizzato oggi Veltroni a 8 e mezzo. Ma la battuta di Veltroni potrebbe essere rivoltata: forse non sarà il caso di Berlusconi, ma alle volte chi ha quei 20 anni di più e ha avuto tutto, ma proprio tutto, dalla vita, può soffermarsi a pensare al Paese, mentre i cinquantenni che non hanno più tutta la vita davanti pensano a se stessi.

Comunque oggi anch'io, che pure sapete bene quanta poca fiducia riponga nell'uno e nell'altro, "tifo" per loro: perché compiano le uniche scelte in grado di dare un senso a due partiti a vocazione maggioritaria.

4 comments:

Anonymous said...

Per gioco.

Il Patto di Sant'Andrea.
30 Novembre 2007

Incontro Berlusconi-Veltroni

Esito: Veltroni si impegna a lasciar cadere Prodi in cambio dell'impegno di Berlusconi a non chiedere subito il voto dopo la riforma elettorale.
"Nell'interesse superiore del Paese, bla bla bla..." PD e PPL si impegnano a sostenere, ora, un governo di larghe intese per fare la riforma elettorale e le riforme istituzionali connesse ed alcune riforme economiche utili al Paese. Entrano nel Governo 12 ministri tecnici e politici indicati dal PD e da FI-PPL. Se qualche cespuglio centrista vuole aggregarsi lo faccia, è l'ultimissima occasione.

In pratica, la Grosse Koalitionen la fanno PRIMA di andare al voto.

Forse ci prendo... altrimenti vorrà dire che anche stavolta ci prendono loro per il c...

Anonymous said...

Ho riletto ora un passaggio del tuo scritto.
Nè Casini nè Fini hanno fatto mai alcunchè di liberale.

No per favore!!!
Un momento, fermi tutti.
Nel nostro Paese il Liberalismo scozzese scordiamocelo, per lo meno a medio-breve termine. Anzi, non stiamo neppure a pensarci, per il bene nostro.
Il liberalismo francese... bah, forse qualcosina. Ma non ci credo, nè me lo auguro.

In Italia non c'è cultura liberale dominante, ma storicamente minoritaria e negata.
Non c'è neppure da illudersi che qualcosa di liberale davvero venga mai realizzato nè da PD nè da PPL nè da chiunque altro.
Non continuiamo a farci del male co' sta storia dei liberali in Italia. Anzi, più ne parleranno e se ne riempiranno la bocca e meno liberali saranno.
Direi...: un fatto antropologico.

Io non ci credo più e sto molto meglio.

Anonymous said...

liberalismo francese è un ossimoro

bebop

Anonymous said...

http://www.camilloblog.it/archivio/2007/11/24/partito-gremocratico/