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Friday, November 09, 2007

La casta degli irresponsabili per legge

Perfetto editoriale di Davide Giacalone, che su Libero ricorda come «esattamente venti anni fa, l'8 ed il 9 novembre 1987, gli italiani stabilirono, con un referendum il cui merito va ai radicali, che i magistrati dovessero essere personalmente e civilmente responsabili per i danni arrecati da loro atti dolosi, colposi, negligenti, omissivi, o frutto d'incapacità». Il buon senso di quella decisione è dimostrato dal fatto che «se il chirurgo m'asporta il rene sbagliato non ha importanza che sostenga di non avercela personalmente con me, di non avere goduto od essersi arricchito. Paga».

Peccato che subito dopo, già il 13 aprile 1988, democristiani, socialisti e comunisti fecero «una gran pernacchia all'80 per cento degli italiani: a) non si denuncia e non ci si rivale sul magistrato, ma sullo Stato; b) il magistrato è censurabile solo se ha agito con deliberato sadismo, altrimenti ha sempre ragione».

Quattro anni dopo, ricorda Giacalone, «democristiani e socialisti, assieme ai laici, furono liquidati da un colpo di mano giudiziario. I comunisti, al contrario, incassarono l'appoggio della magistratura politicizzata». Fu un'occasione persa e la pena del contrappasso si è prima o dopo abbattuta sui sabotatori di quel referendum.

«C'erano state le condizioni per rendere migliore e più seria la giustizia italiana, ma erano state sprecate dagli stessi che ne saranno schiacciati. Gli errori si pagano, e furono pagati. Il fatto è che la politica inginocchiatasi allora non s'è più rialzata, l'intero mondo giudiziario è stato lasciato in mano alle corporazioni ed il risultato è una totale, inescusabile ed intollerabile bancarotta. Un patrimonio di consenso popolare è stato dilapidato, prima sguinzagliando il giustizialismo latrante, poi abbandonando la giustizia al suo infausto destino. Oggi ci s'accorge che riducendola a strumento di potere ed empireo dell'inefficienza si moltiplica l'insicurezza, ma pur di non mettere le mani laddove si è troppo esposti e ricattabili ci s'acconcia a dar poteri ai prefetti, sperando di sottrarli al loro destino di progressiva inutilità. Divenuti irresponsabili per legge, i magistrati non si sono trovati più liberi ed indipendenti, solo più corporativi ed esibizionisti. Calcano la scena da protagonisti, ma sono solo comparse nel disfacimento dello stato di diritto».

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