Le sagge parole di pochi
Ernesto Galli Della Loggia: «Il pacifismo ora non può più porsi come forma portante dell'identità europea. (...) Chi insiste a collegare gli attentati di Madrid all'intervento spagnolo in Iraq omette di ricordare che, l'11 settembre, l'America non era impegnata in alcuna guerra. L'attacco alle Torri e al Pentagono è stato un atto iniziale, non una risposta dettata da ragioni di autodifesa o di rappresaglia. Era un attacco contro l'esistenza stessa di un paese libero, di una democrazia che si batte in difesa dei diritti civili. Mirava a un simbolo, il simbolo del nostro modo di vivere». Da allora il terrorismo islamico ha colpito Bali, Djerba, Casablanca e Istanbul. «Al Qaida opera a largo raggio. Colpisce Stati islamici che considera vicini all'Occidente, come il Marocco e la Turchia, simboli dell'Occidente come Bali, simboli dell'ebraismo, come a Djerba. E oggi l'Europa, a cominciare da quella che si è più palesemente schierata dalla parte degli Stati Uniti. Ma ripeto, oggi la guerra in Iraq è solo un pretesto propagandistico. Il terrorismo non ha altra linea politica che terrorizzare. Distruggere il potere dell'avversario. Disintegrare e umiliare la sua statura politica attraverso il terrore. Cancellarne l'influenza all'esterno, in particolare nel mondo arabo, e umiliarlo. I crociati di cui parla Al Qaida siamo noi».
«La sinistra che non intende scindere la protesta contro il terrorismo dalla protesta contro gli americani in Iraq, come fa Alfonso Pecorario Scanio, dimostra di non aver capito la natura del terrorismo. L'attentato di Madrid non è una rappresaglia per la guerra in Iraq. E' il frutto ultimo di un'avversione
all'Occidente che nasce dalle frustrazioni storiche di una parte del mondo».
André Glucksmann: «Nessuno è al sicuro. L'Europa si unisca contro il terrorismo, non contro l'America». «E' del tutto inaccettabile, addirittura stupido, sostenere che proprio chi resiste al terrorismo gli darebbe motivi per agire. (...) A chi s'illude che l'allarme suonato l'11 marzo riguardi solo le nazioni della coalizione anti-Saddam, dico che l'11 settembre europeo non prende di mira soltanto la Spagna, ma l'insieme di tutti gli europei e delle loro tradizioni democratiche. Non si spiegherebbe, altrimenti, la scelta della data, a tre giorni dalle elezioni. (...) E' offensivo, da parte di chi si dichiara democratico, contribuire al tentativo di terrorizzare la popolazione. Se Aznar perderà, dopo che tutti i sondaggi lo davano vincente, sarà la prova che gli attentati sono efficaci, e che basta far saltare i treni per cambiare le maggioranze. (...) Con l'America si può discutere, si può non essere sempre d'accordo, ma la Francia deve convincersi che l'unione dell'Europa non si farà contro gli Stati Uniti, ma contro il terrorismo».
A Le Monde e la Repubblica si ragiona
«(...) E il movimento pacifista, per primo (...) ha il dovere di assumere la condanna del terrorismo come priorità, facendo pesare la sua forza e i suoi ideali contro le bombe. Può essere scomodo dirlo, ma è inevitabile: parlare solo di pace, oggi, non basta più, perché la difesa della democrazia è il primo problema. C'è dunque bisogno di più Europa, per difendere la democrazia minacciata, e c'è bisogno di Occidente, nella libera alleanza (culturale e politica, ben più che militare) con gli Stati Uniti. Questa è l'unica risposta». (Ezio Mauro)
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