L'Onu regna da 5 anni in Kosovo
Albanesi e serbi si ribellano alla dittatura burocratica e tecnocratica dell'Onu. Nessuno ci venga a dire che in Iraq l'Onu farebbe meglio di Bremer che il 30 giugno torna a casa e lascia il potere agli iracheni. Il guaio del Kosovo invece, è che gli zelanti funzionari e diplomatici delle Nazioni Unite sono lì da burocrati, animati non da un interesse nazionale e da una lealtà statuale, ma dalle buste paga della missione. In tutti questi anni (5) era davvero così proibitivo mettere su un processo politico e di riappacificazione tra le etnie che portasse in qualche direzione il Kosovo? Eppure in soli dieci mesi in Iraq si è piuttosto avanti. Gli aiuti sono stati gestiti in modo assistenziale e l'economia non è stata in alcun modo ricostruita (lasciamo perdere la corruzione, per il momento). Ecco cosa accade quando un processo di nation-re-building è messo in mano ad Europa e Onu. Si è andati avanti per inerzia, senza un progetto, senza un obiettivo politico da raggiungere nel quadro di una politica estera e dei principi, sul quale coinvolgere le compenenti serba e albanese. Le quali ora vogliono a modo loro riprendere in mano l'iniziativa. L'Onu non è una cura, è, al massimo, un sedativo. Stavolta però non ci sarà America a togliere le castagne dal fuoco agli inetti e chiacchieroni europei.
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