L'Europa alla fine?
Dibattito all'American Enterprise Institute.
Per quanto mi riguarda mi chiedo se le centinaia di anni di grande storia e immensa cultura alle spalle del vecchio continente siano da considerare come un bagaglio di saggezza e una garanzia per un futuro da protagonisti, o piuttosto come una zavorra letale che ci trascina nella decadenza economica, culturale, istituzionale. La risposta, probabilmente, dipende dall'uso che sapremo fare di quelle centinaia di anni di grandezze. In Europa, molti intellettuali e politici, ma anche persone comuni, guardano dall'alto in basso "questi americani" - che ci piace imitare, ma non apprezzare - si fanno beffe della loro cultura, della loro politica, della loro storia, non prendono sul serio quel popolo fanciullo, ingenuo, irruento (noi saremmo i tutor), e ancora non viene accettata - o lo è con malcelato rancore - la perdita da parte dell'Europa di quel ruolo di leadership mondiale sul quale in pochi, già nella prima metà del secolo scorso, erano disposti a puntare. Siete proprio sicuri che sia così? Il nostro passato è un vantaggio su cui adagiarci e la loro giovane storia causa di una pericolosa immaturità, o piuttosto noi siamo incatenati ad una vecchia gloria che non tornerà più e loro protesi verso un futuro brillante, spinti dalla freschezza di una storia ancora da scrivere? Se il nostro fosse un capitolo già chiuso per la storia del mondo? Se a fare la storia adesso fossero gli americani, poi gli indiani e i cinesi? Forse noi abbiamo fatto il nostro tempo e adesso tocca a loro. Siamo così snob e provinciali qui in Europa da non aver dubbi e da ritenere fandonie queste riflessioni?
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