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Friday, December 10, 2004

Malati terminali di buonismo e veltronismo

Sono tempi davvero duri, una dittatura psicologica opprime i nostri neuroni. Il conformismo, l'ipocrisia, il politically correct regnano in tutti i campi della nostra vita sociale e politica.

Vieto il presepe a scuola, "virtù" invece di "Gesù" nella canzoncina natalizia, piani scolastici che sembrano il programma dei Verdi. Poi le strumentalizzazioni. Fa comodo agli uni e agli altri discutere di radici sotto attacco, di scontro fra culture, di complotto anticristiano. Fa comodo porla in questi termini distorti: sia a chi cerca di trarre vantaggio elettorale richiamandosi a valori largamente condivisi, sia a chi sente di dover difendere a spada tratta uno spirito d'integrazione e di tolleranza che nessuno si sogna di mettere in discussione e che è ben saldo nella nostra società.

La vera questione riguarda lo stato di abbandono in cui versa la scuola pubblica di ogni grado e livello, la povertà culturale e intellettuale di un'intera classe di insegnanti messa a nudo da scelte semplicemente, quindi più gravemente, idiote. Più gravemente perché, scrivevo in questo post di qualche giorno fa, non frutto di attacchi premeditati ai valori o di complotti ai danni della nostra identità. Questa volta a colpire non è il "laicismo" (nun ce provate!), ma è un'altra malattia, è il buonismo, il veltronismo, sono le persone perbene che non vogliono far politica, ma beneficenza... maledetti siano la beneficenza e il pietismo. Sono le stesse maestrine casa-chiesa-volontariato "equo e solidale", un po' cattoliche e un po' diessine, che mesi fa esponevano bandiere arcobaleno dalle finestre delle classi pretendendo di insegnare così ai loro alunni la pace... quella di Monaco '38.

Cacciate quella maestra ignorante, perché l'Islam si ritiene un superamento, non una negazione del cristianesimo e della "sacralità" di Gesù. Dunque un problema che riguarda il ministro Moratti, non gli imam o i preti, che vanno fin troppo a braccetto. Nella scuola italiana c'è una tale concentrazione di mentecatti da rendere vano ogni progetto di riforma abbandonato nelle loro mani. Una professione vissuta per decenni dal potere democristiano come valvola di sfogo alla richiesta di lavoro femminile; poi l'ondata di sessantottini falliti che si sono riversati nelle aule. Libertà d'insegnamento è divenuta sinonimo di arbitrio del singolo docente, e l'autonomia sinonimo di autogestione. Occorre rinnovare il "parco insegnanti", con provvedimenti disciplinari fino al licenziamento negli episodi più miseri, con prepensionamenti, con lo stop del turn over proprio a partire dalla scuola pubblica, rivedendo i criteri di accesso alla professione e di avanzamento.

Dove fallisce il multiculturalismo. Al contrario che negli altri paesi europei, in Italia iniziano solo ora ad affiorare i problemi dell'integrazione e le ricette multiculturaliste, ma siamo da un lato i più preparati, dall'altro i meno, ad affrontarli. Più preparati per il buon senso, la tolleranza, l'apertura e l'umanità "accogliente" che ci contraddistinguono, meno preparati per la cultura concordataria del nostro Stato. Il multiculturalismo ha fallito laddove è divenuto sinonimo di "pluralismo". Anziché concedere spazi di libertà e di diritto ai singoli individui, si concedono rapporti privilegiati con lo Stato ad etnie e gruppi religiosi in quanto comunità. Esse, non il singolo, sono portatrici di istanze meritevoli di attenzioni, così ché vengono legittimati usanze e comportamenti contrari, non alla nostra cultura, ma alle nostre leggi basate sul rispetto della persona e dei suoi diritti individuali. Sacrificata all'altare del relativismo la possibilità di un'integrazione fondata su valori politici condivisi.

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