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Monday, December 06, 2004

Divisione dei compiti: il "soft power" all'Europa

Nuovi basi per un'alleanza transatlantica

Per una volta, brava Europa! Gli applausi alla cooperazione transatlantica dimostrata durante la crisi politica in Ucraina giungono addirittura dal neocon Robert Kagan. In un articolo sul Washington Post si spinge a dire che «forse questo è il reale futuro della cooperazione transatlantica». Una spartizione dei compiti tra Stati Uniti ed Europa, riconoscendo a quest'ultima - che con l'attuale politica estera all'insegna dell'allargamento esercita tutto il suo soft power - un potere effettivo "di attrazione" nei confronti delle are di crisi confinanti: Medio Oriente, Balcani, ex repubbliche sovietiche.

L'America può quindi abbracciare la «nuova entità postmoderna che l'Europa è divenuta», spiega Kagan:
«Se non per il commercio, l'Europa non è più un attore globale nel tradizionale senso geopolitico di proiettare potere e influenza molto al di là dei suoi confini... Gli americani dovrebbero seppellire una volta per tutte i timori assurdi di veder sorgere una superpotenza europea ostile. (...) La crisi in Ucraina dimostra quale enorme e vitale ruolo può giocare e sta giocando l'Europa nel formare la politica e le economie delle nazioni e i popoli lungo i suoi confini in espansione. E' un compito di importanza strategica monumentale per gli Stati Uniti».
A dimostrarlo sono le tre aree (Medio Oriente, Balcani, ex-Urss) nelle quali l'Europa «esercita un tipo di potere unico, non militare, ma il potere dell'attrazione. Un gigante magnete politico ed ecomomico la cui grande forza è la spinta attrattiva che esercita sui suoi vicini che cercano di divenire suoi membri. (...) Questa Europa in espansione assorbe problemi e conflitti piuttosto che affrontarli nel modo americano».

La prova Turchia. Al ruolo della potenza militare americana non si può rinunciare (primo pilastro), ma la cooperazione transatlantica può trovare un nuovo equilibrio se in Europa prevalesse una visione strategica della politica di allargamento e del potere di attrazione dell'Europa (secondo pilastro). La consapevolezza di questo ruolo è più importante delle poche migliaia di truppe che potrebbero essere inviate in Iraq.

Assicurare alla democrazia e allo stato di diritto uno stato islamico come la Turchia sarebbe la prova più alta della consapevolezza, da parte dell'Europa, di questo nuovo ruolo strategico. Se la Gran Bretagna, la "Nuova Europa" e l'attuale leadership in Germania condividono questa visione strategica, ad opporvisi sono la Francia e quanti ritengono ancora che l'Ue debba rimanere un'entità cristiana.

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