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Wednesday, December 01, 2004

Ogni evento è cospirazione americana

«Molti tra coloro che hanno trovato difficile dire qualcosa di male nei confronti di Saddam Hussein trovano allo stesso modo difficile oggi mostrare simpatia per le manifestazioni pro-democrazia in Ucraina».
Anne Applebaum per il Washington Post denuncia, anche sugli accadimenti di questi giorni in Ucraina, un fenomeno che noi purtroppo conosciamo bene, trovandoci ad aver a che fare con gente come il comunista Marco Rizzo, che gira per il Parlamento europeo con la bandiera rossa per denunciare le «ingerenze americane». La Applebaum parte da un recente articolo del Guardian che, «negando che le bandiere arancioni di Kiev rappresentino i reali sentimenti degli ucraini», ha denunciato che la controversia elettorale nasce da una campagna orchestrata dagli Stati Uniti. Sono sospetti, nota la giornalista, largamente diffusi in Occidente e che hanno vasta eco soprattutto nel web.

Non importa che la politica americana sia stata negli ultimi anni fin troppo conciliante e rispettosa degli interessi russi nella regione. E' importante osservare come queste tendenze a leggere ogni evento nel mondo alla luce di un grande complotto globale americano «sopravvalutano drammaticamente l'influenza che il denaro americano, e i promotori americani della democrazia, possono avere...
«Dopo tutto, la non grande quantità di denaro americano speso per la democrazia in Bielorussia, non ha sortito grandi effetti. Una grande quantità di denaro è stata invece spesa in Ucraina dalla Russia, e il presidente Putin ha visitato il paese due volte per sostenere il "suo" candidato. Se l'attrazione americana ed europea ha avuto un effetto maggiore di quella russa, questo spiega più dell'Ucraina che degli Stati Uniti».
Le teorie del "complotto globale americano" dimostrano «qualcosa che Christopher Hitchens va dicendo da tempo».
«Almeno una parte della sinistra occidentale - o piuttosto della estrema sinistra - è oggi così antiamericana e antibushiana che preferisce davvero leader autoritari e totalitari a governi che sarebbero amici degli Stati Uniti. Molti tra coloro che hanno trovato difficile dire qualcosa di male nei confronti di Saddam Hussein trovano allo stesso modo difficile oggi mostrare simpatia per le manifestazioni pro-democrazia in Ucraina. Molti di coloro che rifiuterebbero di condannare un dittatore antiamericano non riescono ad ammirare quei democratici che non odiano gli Stati Uniti».

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