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Monday, February 25, 2008

Programma PdL, puzza di interventismo e protezionismo

L'intenzione di Berlusconi, a nostro avviso saggia, è di evitare ogni accusa di annunci impossibili: «Il programma deve dare l'idea non della Luna a portata di mano, ma di un lavoro già iniziato da compiere, perché Prodi l'ha interrotto». Sintetizzava così, sabato, Oscar Giannino, anticipando su Libero il «decalogo di Silvio» e rivolgendosi direttamente a Berlusconi con un'altrettanto saggia richiesta: «Miracoli non ne vogliamo, caro Cavaliere. Ci basterebbe che non rifacesse gli errori di allora, mica sarebbe poco».

Tra i punti convincenti e positivi di questo programma che sta, forse persino troppo, con i piedi per terra, c'è tutta la parte riguardante le tasse (federalismo fiscale; pressione complessiva sotto il 40%; l'abolizione dell'Ici sulla prima casa e dell'Irap; la detassazione di tutte le parti variabili del salario; versamento dell'Iva solo a incasso avvenuto delle fatture; rimborsi dallo Stato in tre soli mesi; studi di settore non più fissati dall'alto; detassazione totale per tre anni per tutte le nuove imprese create da giovani e al 5% per i successivi tre anni). Poi, le privatizzazioni, soprattutto delle municipalizzate, e il rilancio delle infrastrutture, tra cui la Tav, il Ponte di Messina e i termovalorizzatori.

Illusorio ci è parso l'abbattimento dei mutui bancari attraverso un "tavolo" tra banche e consumatori, mentre troppo vaghi i tagli alla spesa pubblica, indicati nell'ordine di 3-4 punti di Pil in una legislatura, da realizzare per lo più tramite la digitalizzazione, senza intervenire sugli organici. Il che fa temere che non si realizzerà una vera e propria cura di dimagrimento dello Stato. Ma è la parte fiscale la più convincente, senz'altro più robusta rispetto alle proposte di Veltroni.

Tuttavia, non mancano parti molto, molto negative, che ha ben evidenziato Franco Debenedetti, su Il Sole 24 Ore di domenica, definendo il programma del PdL (e del Pd) «più alla Ségolène che alla Sarkozy». Il giudizio di Debenedetti è allarmante e purtroppo, ad una prima occhiata, fondato: «Colpisce l'aria di interventismo, si direbbe di conformismo socialdemocratico che viene dalle oltre cento voci raggruppate nel "decalogo di Silvio". In cui la minuzia delle proposte rivela l'assenza di una visione complessiva del Paese, adeguata a far da leva per suscitare le motivazioni necessarie a farci uscire dalla difficilissima situazione, tra bassa crescita e alta inflazione, in cui ci troviamo».

«Dazi e quote» da chiedere a Bruxelles per «difendere» la nostra «produzione»; edilizia popolare a canone controllato (e tutti sappiamo chi sarà ad usufruirne davvero, distorcendo ulteriormente il mercato degli immobili); la Banca del Sud, con il ritorno dello Stato nel mondo bancario, magari attraverso la Cassa depositi e prestiti; non un parola sul mercato del lavoro e sui criteri di selezione e retribuzione dei docenti universitari, vero nodo dello sfascio delle nostre università.

Insomma, pare di capire, ci sono nel programma del PdL «proposte che suonerebbero datate a sinistra». Occorrerà appronfondire in modo critico e severo.

6 comments:

Anonymous said...

Caro federico, dov'è la videopillola della riunione con la quale il Network ha deciso di schierarsi con il Pdl?
Ciao

Anonymous said...

scusa, firmato: marco valerio.

Anonymous said...

caro Federico, organizzerei una riunione - magari registrata - per correggere questo strafalcione:
"Rimani in collegamento con noi - e abbi molto di più - con la Toolbar di DecidereRadio!"
http://www.decidere.net/gadget/
Saluti

Anonymous said...

E' l'Italia, baby, e tu non puoi farci niente.... Niente!

Ciao!

Anonymous said...

Manovre fiscali, interventi dello stato....del resto imbarcando integralmente forze come AN tendenzialmente stataliste non c'era da aspettarsi molto di più. Non si vedono "lenzuolate" serie in materia di liberalizzazioni, a cominciare dal sistema bancario. Le privatizzazioni poi, se non coincidono con le liberalizzazioni possono essere persino inutili. Staremo a vedere, ma all'orizzonte (sia su un fronte che sull'altro,ben inteso) non si intravedono grandi cose: sembra di essere sempre in Italia ! Ciao

Anonymous said...

beh non dovresti stupirti. Ormai anche Berlusconi è nel sistema. E fa parte di quelli che vivono del sistema. Ormai penso che ogni riforma dello stesso sia impossibile, come fai ad obbligare i Commis ministeriali a limitare se stessi e magari a licenziarsi ?
Forse solo quando saremo al limite della fame avremo la forza di fermare il baraccone statale impazitto. Forse...