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Thursday, November 20, 2008

Il Dalai Lama ha rinunciato

Non mi pare che se ne sia parlato o scritto molto sui mainstream media. E neanche qui, dove mi ero ripromesso di farlo appena ne avessi avuto il tempo. Ci ha pensato però Enzo Reale, sul suo blog e sul Foglio.it. A Dharamsala si sta svolgendo in questi giorni «una riunione senza precedenti. Circa 500 attivisti, leaders politici e spirituali della diaspora si sono dati appuntamento per mandare in pensione il Dalai Lama».

All'ordine del giorno c'è una riflessione sulla Via di Mezzo, la strategia che per decenni il Dalai Lama ha perseguito nei rapporti con le autorità cinesi: la richiesta dell'autonomia e non dell'indipendenza; e, nel metodo, la nonviolenza, la ricerca costante del compromesso e del dialogo. «Una strategia che, dati alla mano, non ha prodotto nessun risultato concreto per la popolazione tibetana ed ha anzi portato ad un intensificarsi della repressione e ad una cinesizzazione sempre più marcata».

Da molto tempo è opinione di Enzo - e credo sia più che fondata - che il Dalai Lama, «la sua figura e la sua predicazione nonviolenta, così apprezzate in occidente, sono diventate alla lunga un ostacolo per le rivendicazioni di un popolo oppresso».

Sembra esserne consapevole lo stesso Dalai Lama, che di recente ha usato proprio il termine «ostacolo». Alla fine di ottobre manifestava tutta la sua frustrazione per l'assenza di progressi. Confessando di aver perso la speranza di trovare una soluzione con il governo cinese, chiedeva ai tibetani di decidere la futura linea d'azione, ribadendo che «la questione del Tibet è la questione del popolo tibetano, non del Dalai Lama».
«So far I have been sincerely pursuing the mutually beneficial Middle-Way policy in dealing with China for a long time now but there hasn't been any positive response from the Chinese side. I have now asked the Tibetan government-in-exile, as a true democracy in exile, to decide in consultation with the Tibetan people how to take the dialogue forward...»
«In assenza di qualsiasi adeguata e puntuale risposta dalla leadership cinese - ha riconosciuto - la mia posizione di Dalai Lama sta diventando solo di ostacolo, invece di aiutare a trovare una soluzione alla questione del Tibet. Per quanto mi riguarda, ho rinunciato... i tibetani devono prendersi la seria responsabilità di discutere la futura linea d'azione».

Ma esiste una via alternativa, considerando i rapporti di forza con la Cina e l'apatia della comunità internazionale?

3 comments:

Anonymous said...

Muoviamo guerra alla Cina e bombardiamo Pechino? No, dimmi tu, oppure tu e Reale vi fate accreditare come monaci tibetani per partecipare alle riunioni e sostenere la via interventista

JimMomo said...

Vedo che se hai poco cervello, quanto meno hai senso dell'umorismo. Beato te...

Anonymous said...

Be' ormai non c'è più Bushetta a cui chiedere un intervento armato contro Pechino, potremmo mandare Rumsfeld con l'elmetto in stile Oriana, oppure Kissinger e Kossiga vestiti da 'gladiatori romani', belli! I due KK!
Altrimenti c'è sempre Condy, bisogna toglierle la museruola però, altrimenti mozzica (alla romana!), e nonna Barbara ne sa qualcosa...
Fede un post così non lo avrebbe scritto nemmeno Badget Gozzo ai tempi d'oro della 'guerra di liberazione irachena'
Da buon radicale dovresti rileggerti Gandhi, ogni tanto... a meno che Pannella non abbia sequestrato tutti i volumi a disposizione