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Wednesday, July 01, 2009

Obama consegna a Chavez le chiavi dell'America Latina

La condanna della comunità internazionale è stata forte e unanime, ma è consentito far notare sommessamente che per quanto può esserlo un golpe militare, quello dello scorso weekend in Honduras è stato un golpe "democratico"? L'esercito non ha rimosso il presidente Manuel Zelaya di sua iniziativa, ma eseguendo un ordine della Corte Suprema. Il Congresso si è riunito in sessione straordinaria e ha nominato il presidente dell'assemblea (appartenente allo stesso partito di Zelaya), come prevede la costituzione honduregna, a capo dell'esecutivo, confermando le nuove elezioni presidenziali già previste per novembre. Il Parlamento e le altre istituzioni quindi non sono state liquidate, ma sono nel pieno dei loro poteri. Purtroppo è da un po' che il mondo va alla rovescia, perché il vero golpe l'hanno tentato il presidente Zelaya e Chavez, mentre in questo caso l'esercito è intervenuto a difesa dello stato di diritto e della costituzione.

Si tratta di «dettagli» di non poco conto, soprattutto mentre il mondo e il presidente Obama, osserva il Wall Street Journal, denunciano il piccolo Honduras in termini che non hanno mai usato, per esempio, nei confronti dell'Iran. Possibile che ritrovarsi sulle stesse posizioni di Castro e Chavez non susciti alcun sospetto, e neanche il minimo disagio, nell'amministrazione Usa? Obama con eccesso di zelo tenta in ogni occasione di dimostrare al mondo e ai suoi vicini di aver impresso una svolta radicale alla politica estera americana, e che è finita l'epoca dell'ingerenza Usa negli affari interni dei paesi latinoamericani, ma stavolta ha combinato forse il suo pasticcio peggiore. Peccato infatti che la non-ingerenza degli Stati Uniti non rende automaticamente il mondo più buono, e di certo non più padroni del loro destino i piccoli paesi come l'Honduras. L'influenza degli Stati Uniti sui paesi del Centro e del Sud America viene anzi sostituita da influenze non meno invasive, e certamente non più benevole, come quelle del Venezuela di Chavez, ma anche dell'Iran di Ahmadinejad e della Cina.

Il presidente Zelaya voleva indire un referendum per forzare il Congresso a modificare la Costituzione in modo da potersi candidare per un secondo mandato consecutivo di quattro anni. Simili «intimidazioni populiste» hanno funzionato ovunque nel continente. E' attraverso questi plebisciti che in America Latina i presidenti diventano dittatori, come insegna il caso venezuelano. Zelaya non faceva altro che emulare la "carriera" del suo maggiore sponsor, Hugo Chavez. Per questo è scattata la legittima difesa dei contrappesi costituzionali honduregni: la Corte suprema ha dichiarato illegale il voto (solo il Congresso ha il potere di indire quel tipo di referendum), avvertendo il presidente che sarebbe stato perseguito se avesse insistito.

Per tutta risposta, Zelaya si è messo alla testa di una folla di suoi sostenitori per impossessarsi delle schede elettorali, fatte arrivare - guarda il caso - dal Venezuela, e distribuirle. Certo, la via più appropriata era quella legale dell'impeachment, ma il golpe in Honduras va compreso nel contesto dello chavismo. Chavez, democraticamente eletto nel 1998 in Venezuela, ha usato da allora tutti i mezzi a sua disposizione, legali ed illegali, per rimanere al potere, soffocando le opposizioni e sovvertendo di fatto l'ordine democratico. Ed è Chavez che con i suoi agenti e i suoi soldi sostiene Zelaya per portare l'Honduras nel proprio asse di alleanze. Mentre Obama è bloccato dal "complesso" dell'ingerenza Usa, Chavez ha reso suoi vassalli uno dopo l'altro la Bolivia, l'Ecuador, il Nicaragua, e ora ci prova con l'Honduras.

Quanto all'amministrazione Obama - conclude il WSJ - «sembra ansiosa di intromettersi in Honduras in un modo che aveva definito controproducente nel caso dell'Iran», nonostante la rielezione di Ahmadinejad fosse molto più anti-democratica del golpe in Honduras.

Chavez è il vero «vincitore» in Hounduras, ha scritto oggi sul New York Times Álvaro Vargas Llosa, non certo un "falco" della CIA. Cercando di forzare la costituzione per aprirsi la strada verso la rielezione, il presidente Zelaya ha teso una trappola in cui i militari sono caduti. Sebbene infatti il golpe sia "popolare" in Honduras, i militari hanno regalato a Chavez una vittoria morale e politica, e nel tentativo di impedirgli di portare l'Honduras dalla sua parte, di fatto hanno rafforzato la sua influenza nella regione e l'Alternativa bolivariana.

7 comments:

Nobile di Treviso said...

Oooooooooo finalmente uno che dice le cose come sono. Bravo. Hai perfettamente ragione. L'ingerenza del Venezuela e Nicaragua e
all'origine di questa crisi.
E bisogna dirlo com'e': E' stata la vittoria della liberta' e democrazia.
Un caro saluto

Anonymous said...

Secondo me sta solo approfittando della situazione, Micheletti non è mica Giorgio Washington, uso dell'esercito, coprifuoco e oscuramento elettrico e televisivo non lo rendono migliore del suo avversario, anzi, lo fanno assomigliare a un altro piccolo Ahmadinejad. Aprite gli occhi invece di foderarveli per interesse di parrocchia.

Augusto

Anonymous said...

Augusto, e tu di che parrocchia sei?

Gli occhi noi gli abbiamo aperti da un pezzo e, se non sai ancora chi siano Fidel e Hugo, aggiornati: chi è più simile ad Ahmadinejad, Fidel o Micheletti?

Oscuramento elettrico e televisivo? Se lo dici tu... Io sono tre giorni che leggo i giornali Honduregni, di tutte le tendenze (sì, perchè anche i giornali filo-Zelaya continuano a pubblicare): nelle migliaia di commenti si possono sentire tutte le opinioni. Ah, la terribile repressione pluto-clerico-fascista!

Cerea, Paolo

Anonymous said...

Rispondiamo a tutti quelli che sostengono che in Honduras non ci sia stato un colpo di stato. Siamo un gruppo di ragazzi che vive in Honduras ormai diverso tempo.
Morti, feriti, arrestati, incursioni illegali in varie organizzazioni, coprifuoco per un periodo illimitato dalle 10 p.m alle 5 a.m. durante il quale sono sospesi tutti i diritti civili, tutte le sedi dei mezzi di informazione (giornali, televisioni e radio)sono controllati dalla presenza fisica dei militari. A tal proposito, vogliamo sottolineare inoltre che le notizie dei mezzi di comunicazione sono tutte faziose e basate su fonti inesistenti. Durante un'intervista da parte della stampa internazionale a Micheletti, mandata in onda ieri sera, il golpista ha asserito che alcuni paesi tra cui Taiwan avrebbero riconosciuto il suo governo come leggittimo. Alla domanda della giornalista taiwanese, la quale chiedeva se questa notizia gli fosse giunta da fonti ufficili o per parola dell'Ambasciatore taiwanese, Micheletti ha risposto testuali parole "no, es un ruido", ovvero una voce.
Tutto cio' è solo una parte di quello che sta accadendo qui in Honduras. Preghiamo le persone di verificare le notizie che pubblicano prima di disinformare la gente.

Un caro saluto
I ragazzi dall'Honduras

Unknown said...

Siete soltanto degli ipocriti! Perchè dovrebbe essere un problema avere la stessa opinione del presidente Chavez sulla questione? Chavez governa legittimamente il Venezuela dopo essere stato eletto democraticamente. Immagino che voi avreste preferito al suo posto il fascista e stragista Carmona, protagonista del golpe "dei due giorni" subito legittimato da quel criminale di Bush, quello che ordinò di reprimere nel sangue le proteste dei cittadini venezuali. Allora avete protestato? Vi siete indignati? Le fucilate sulla folla, i pestaggi, gli arresti indiscriminati vanno condannati a Teheran ma a Caracas andavano bene? Cercare di destabilizzare e balcanizzare la Bolivia anche appoggiando il terrorismo per sovvertire l'ordine democratico come faceva l'amministrazione bush andava bene?! Ma perfavore! Ipocriti! Ai ragazzi dell'Honduras: coraggio!

Reyna Miranda said...

Sulla difesa della Costituzione stenderei un velo pietoso.

La costituzione dell'Honduras è stata scritta dal dittatore Policarpo Paz nell'82, non certo da una Costituente, con delle norme che di fatto impediscono di cambiarla.

Consiglio la lettura di un pezzo di Carotenuto:

http://www.gennarocarotenuto.it/8953-la-costituzione-dellhonduras-meglio-un-golpe-piuttosto-che-cambiarla/

Skeight said...

A me pare che ci sia una differenza tra il modificare la costituzione e indire un referendum per chiedere agli elettori se cambiare o meno la costituzione. A parte questo (e a parte anche le considerazioni a mio parere giusto di Reyna Miranda nel commento precedente), il problema è che l'accusa di fondo, e cioè che tale richiesta di modifica è stata chiesta da Zelaya solo per farsi rieleggere, non ha mai ricevuto né prove né altro: viene data per scontata, eppure non dovrebbe, visto che è il fulcro di tutto il teorema giustificatorio del golpe.
Del resto, l'articolo si poggia su una contraddizione: la modifica della costituzione in sé non è un reato se non va in senso antidemocratico. Ma la rieleggibilità del presidente non è necessariamente un segno di autoritarismo, basti vedere le tante democrazie europee e non in cui un leader è stato eletto più e più volte rimanendo al potere per parecchie legislature (o di partiti rimasti al potere per decenni, come la Dc in Italia, i liberaldemocratici in Giappone, i socialdemocratici nei paesi scandinavi...); si dice che la rieleggibilità in questo caso fa da prodromo all'autoritarismo richiamando l'esperienza storica dell'America Latina. Ma è questa stessa esperienza storica che dovrebbe squalificare le costituzioni latinoamericane, e invece in questo caso non viene chiamata in causa. E allora ci troviamo di fronte a due pesi e due misure, e cioè alla condanna ideologica di Zelaya per essere alleato di Chavez. E a questo proposito, giova ricordare che Zelaya era esponente del Partito Liberale dell'Honduras, uno dei due partiti storici del paese, non di una forza rivoluzionaria o socialista... Se un partito moderato è stato sensibile alle politiche chaviste, forse è il caso anche di interrogarsi su di esse invece di limitarsi ad associarle al Male...