Già alcune settimane fa vedevo la Serracchiani «in via di assorbimento». Dopo l'intervista a la Repubblica in cui ha annunciato di schierarsi con Franceschini, definito addirittura «simpatico», mi pare che la neo europarlamentare abbia perso ogni aspetto di novità. Probabilmente senza neanche rendersene conto è già rientrata nei vecchi schemi e nelle vecchie logiche, che le fanno dire che «un terzo candidato servirebbe oggi soltanto a frammentare».
Non si capisce come una come lei, o per come si è fin qui descritta, possa trovare Bersani un «uomo d'apparato, linguaggio compreso», e Franceschini no. Dei grandi temi chiamata a indicare dall'intervistatore ne cita quattro e due sono - udite udite la novità - «la questione morale, il conflitto d'interessi». Ora si è capito come vuole che il Pd batta la concorrenza di Di Pietro: non chiudendo ogni rapporto e cambiando strada, ma superandolo sul suo terreno, cosa che se non altro per i toni "riscaldati" dell'ex pm, il Pd non riuscirebbe mai a fare.
Almeno la Serracchiani le differenze tra Bersani e Franceschini le ha trovate, il problema è che non se ne vedono più tra lei e Franceschini.
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