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Friday, July 03, 2009

Obama-Medvedev, prove di disgelo

E' evidente che se i rapporti tra Usa e Russia dovessero peggiorare, come alcuni commentatori prevedono nel prossimo futuro (anche il sottoscritto, a meno di cedimenti di Obama), la posizione italiana rischierebbe di entrare in affanno, alla luce del ruolo di mediatore del quale si è sempre sentito investito Berlusconi, affettivamente legato alla bella pagina di Pratica di Mare 2002. Se Usa e Russia si allontanano, saranno sempre meno opportuni i suoi slanci filo-russi e saranno più difficili da far digerire ai nostri alleati gli affari energetici con Mosca. Un rischio «spaccata» per l'Italia, l'abbiamo definito qualche post fa. Tuttavia, alla vigilia di questa visita del presidente Obama a Mosca, entrambe le parti sembrano interessate, e impegnate, a volgere al meglio i loro rapporti, anche se su molti temi le aspettative ancora divergono.

Nella sua prima intervista ai media russi, anticipata oggi dall'agenzia Itar-Tass, il presidente Obama conferma la sua volontà di dialogare «alla pari» con la Russia e il suo apprezzamento per il presidente Medvedev, definito un leader «profondo e lungimirante»: «Penso che stia facendo un buon lavoro per guidare la Russia nel XXI secolo». In cima all'agenda del vertice - il principale banco di prova dei rapporti tra Usa e Russia - c'è un accordo «quadro per il trattato post-Start», cioè per la riduzione degli arsenali nucleari. Obama assicura la controparte di cercare un equlibrio «che non lasci vantaggi a nessuno dei due Paesi». Per ora i leader di Usa e Russia puntano a siglare un documento contenente gli obiettivi in cifre della riduzione dei loro arsenali strategici, da perfezionare in un trattato «entro la fine di dicembre», anticipa Obama nell'intervista, dove spiega che «per noi, mandare un segnale forte di riduzione dei nostri arsenali sarebbe di aiuto a livello internazionale, darebbe alla gente il senso che ci stiamo muovendo verso una nuova era e che vogliamo andare oltre la Guerra Fredda». «La cosa principale che voglio comunicare alla leadership e al popolo russo - aggiunge Obama - è il rispetto dell'America per la Russia, che vogliamo trattare alla pari. Siamo entrambi superpotenze e dobbiamo gestire tale responsabilità in un modo che incoraggi la pace». Pari diritti e pari doveri, è il messaggio di Obama alla Russia, inteso a superare quel senso di superiorità che prevaleva nell'amministrazione Bush e che infastidiva Mosca. «Gli Usa dimostrano la disponibilità a costruire rapporti con la Russia più sicuri e più moderni e anche noi siamo pronti a farlo», aveva a sua volta aperto, ieri, il presidente russo.

Per un accordo sul disarmo l'amministrazione Obama sarebbe persino disposta a mettere in discussione il progetto di scudo antimissile nell'Europa dell'est. L'ipotesi era stata fatta balenare tempo fa da fonti anomine dell'amministrazione sul New York Times e oggi il consigliere diplomatico del Cremlino Prikhodko, in un briefing con i giornalisti, ha confermato il legame tra i due temi. E' ciò che vorrebbe la Russia: accordo sul disarmo in cambio dell'abbandono dello scudo anti-missile, ma che probabilmente gli Usa non sono ancora pronti a concedere.

Di importanza non secondaria nei rapporti tra Usa e Russia il tema dell'Afghanistan. Il presidente Obama considera ormai quella in Afghanistan la "sua guerra", una missione da vincere. Lo dimostrano i continui bombardamenti con i droni al confine con il Pakistan e la grande offensiva lanciata proprio in questi giorni dalle forze americane nella regione afghana di Helmand. Ebbene, Obama e Medvedev firmeranno un patto per il transito di materiale militare Usa verso l'Afghanistan, via Russia. Un transito «sia aereo che terrestre, ma soprattutto aereo», ha precisato Prikhodko. Una prova importante della collaborazione della Russia in Afghanistan che sicuramente è molto apprezzata a Washington. Il tema del programma nucleare iraniano non dovrebbe essere motivo di attrito. Almeno per ora. I russi sono contrari a nuove e più severe sanzioni contro l'Iran, ma Obama - deciso a perseguire la sua strategia dell'engagement, nonostante la contestata rielezione di Ahmadinejad e la dura repressione dei manifestanti - in questo momento non sembra intenzionato a chiederle.

Entrambe le parti sono «entusiaste» all'idea di premere il bottone di "reset", spiega Stephen Sestanovich, esperto del Council on Foreign Relations, il problema è che dietro quel gesto potrebbe non esserci molto di concreto. Per Washington "reset" significa trovare un accordo sul disarmo, ma Mosca pretende in cambio «impegni legali», o comunque una rinuncia esplicita, allo scudo antimissile e all'allargamento della Nato. Non si accontenta di veder rallentare il processo di allargamento e di veder diminuire il budget Usa per la difesa missilistica.

Anche secondo l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Zbigniew Brzezinski, è «evidente che entrambi i paesi hanno interesse a migliorare le loro relazioni». Su alcuni temi - come la riduzione dei reciproci arsenali nucleari; un compromesso sullo scudo anti-missile, e «sforzi congiunti» per rafforzare il trattato di non proliferazione nucleare - «la collaborazione non è solo possibile, ma anche vantaggiosa per entrambi». Purtroppo, osserva Brzezinski, non è affatto certo che la Russia intenda assumere un atteggiamento collaborativo sull'Iran. Le potenze sue rivali - Usa e Cina - soffrirebbero entrambe se una crisi tra Iran e Stati Uniti facesse salire i prezzi dell'energia, mentre la Russia ne trarrebbe vantaggio. La disponibilità della Russia sull'Iran potrebbe essere «più formale che reale».

Né vanno sottovalutati i «seri conflitti di interessi geopolitici» tra Usa e Russia nello spazio ex sovietico. Durante il vertice Putin e Medvedev cercheranno di capire se l'amministrazione Obama onorerà o meno gli accordi di partnership siglati dall'amministrazione Bush con Ucraina e Georgia. «Anche un segnale involontario in senso negativo - avverte Brzezinski - sarebbe interpretato dal Cremlino come una luce verde per una politica più muscolare nei confronti dei due paesi». Dev'essere fatto capire alla Russia che l'adesione alla Nato di Georgia e Ucraina «non è imminente», ma anche «che l'uso della forza o dei conflitti etnici per destabilizzarle avvelenerebbe le relazioni russo-americane». Chiarire questi aspetti è importante per far svanire al più presto ogni antistorica ambizione imperiale da parte dei russi. Secondo Brzezinski, in conclusione, l'approccio strategico dell'amministrazione Obama verso la Russia dev'essere volto a far comprendere ai russi «il loro interesse a diventare un partner genuinamente post-imperiale della comunità euro-atlantica».

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