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Thursday, July 02, 2009

Re: Honduras, esercito e democrazia

Tanto siamo d'accordo sul fatto che parlare di "golpe democratico" è un ossimoro, che nel post di ieri ho premesso «per quanto può esserlo un golpe militare», ho messo tra virgolette l'attributo "democratico", osservato che ovviamente «la via più appropriata era quella legale dell'impeachment» e che dalla mossa dei militari l'unico che ha tratto vantaggio alla fine è stato proprio Chavez. Intendevo far notare però che con troppa facilità i governi europei e quello americano si sono espressi, e con quale nettezza, per nulla turbati dal trovarsi al fianco di Castro e Chavez. Il caso iraniano ha dimostrato che sono capaci di ben altre sottigliezze.

E' anche perfettamente chiaro che il modello honduregno non è il modello Westminster, e in alcuni (sia pure pochi) paesi in cui le istituzioni democratiche sono ancora fragili, storicamente l'esercito ha avuto un ruolo importante nella difesa della democrazia. Solo recentemente la Turchia sta diventando un paese più europeo per quanto riguarda il rapporto tra autorità civili e militari, ma l'esercito è stato per decenni un baluardo a difesa delle istituzioni secolari dello stato, ha impedito l'islamizzazione del paese non con la dittatura, come in Egitto, ma favorendo la democratizzazione. Ha difeso con la forza quel fragile processo democratico dai suoi nemici interni. Un intervento dell'esercito che in democrazie avanzate come le nostre non potrebbe mai essere autorizzato o tollerato, in democrazie più fragili sono le stesse costituzioni che lo prevedono per tutelare il sistema da attori - partiti islamici o caudillo - che operano al suo interno ma per scardinarlo.

Se poi, nel caso di Zelaya, si prendessero sul serio le voci secondo cui sarebbe stato lui stesso a preferire l'esilio all'impeachment e all'arresto, ciò non farebbe altro che dimostrare ulteriormente l'ingenuità e la goffaggine dei militari. I governi occidentali avrebbero dovuto sì condannare il golpe, ma anche pretendere da Zelaya l'abbandono di tutte le ambizioni plebiscitarie. Sono d'accordo che per promuovere la democrazia «la prima cosa da fare sia escludere dall'orizzonte tutto ciò che non lo è», e non vuole esserlo, ma non che dovremmo escludere dal nostro orizzonte anche ciò che le somiglia e che vorrebbe esserlo, come l'Honduras o l'Iraq.

3 comments:

Giovanna Montorsi said...

Complimenti: finalmente qualcuno che capisce!!!
Ho vissuto 7 anni in Honduras e conosco quel "signore" che porta il nome di Mel Zelaya...un mostro!
giovanna montorsi

TT said...

Solo recentemente la Turchia sta diventando un paese più europeo per quanto riguarda il rapporto tra autorità civili e militari, ma l'esercito è stato per decenni un baluardo a difesa delle istituzioni secolari dello stato, ha impedito l'islamizzazione del paese non con la dittatura, come in Egitto, ma favorendo la democratizzazione.

C'é le piu importante fondamentazione. Una importante parte della opinione publicca mondiale non capisce che non tutti gli paesi sono USA.

Ma, per me, le piu grave succeso cé la rapiditá per condamnare il coup in Honduras e la calma per parlare su l'Iran.

1972 said...

Purtroppo però, Federico, di golpe "per salvare la democrazia" son piene le fosse. Ultimo eclatante esempio quello della Thailandia, dove tre anni fa l'esercito intervenne per rimettere le cose a posto e poi lasciare. In effetti lasciò ma da quel momento la Thailandia vive in un caos istituzionale senza precedenti, con ribaltoni continui, manifestazioni e contromanifestazioni. Solo per dire che alla fine forse il gioco non vale la candela.
Comunque quel che più mi premeva sottolineare era la necessità di essere molto prudenti in fatto di democrazia, se no di questo passo finiremo per considerare come "democratiche" pure le elezioni previste per il prossimo anno in Birmania (per fare un esempio). Il che sarebbe come minimo... indecente.

Saluti.

Enzo