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Tuesday, July 07, 2009

L'accorato appello di Shirin Ebadi

Chiara e netta la richiesta di aiuto lanciata oggi dal premio Nobel Shirin Ebadi: se il governo iraniano non vi ascolta, richiamate il vostro ambasciatore. Durante la sua audizione dinanzi alla Commissione diritti umani del Senato, ha più volte pregato l'Italia, e i Paesi dell'Unione europea, di intervenire in modo più incisivo: «Chiedete al regime iraniano di fermare le violenze e di liberare gli arrestati». E «se il governo continua - ha proseguito la Ebadi - vi prego di richiamare il vostro ambasciatore e di abbassare - non di interrompere, ma solo di abbassare - il livello delle relazioni diplomatiche con l'Iran». Solo allora, ha spiegato, «il regime capirà che state protestando veramente» e non solo a parole. Il premio Nobel si è detta a favore di «sanzioni politiche» contro il regime, non economiche, e in astratto a favore del dialogo, facendo però notare che il regime «usa il dialogo solo per perdere tempo».

Il fatto che gli iraniani siano andati a votare in massa, ha spiegato ai membri della Commissione, non significa che le elezioni siano regolari. Le elezioni in Iran «non sono libere, perché l'idoneità dei candidati dev'essere approvata dal Consiglio dei Guardiani». Le manifestazioni contro i brogli elettorali sono state «assolutamente pacifiche, nemmeno un vetro è stato rotto», ha raccontato la Ebadi. Ha confermato che si è trattato di manifestazioni realmente di massa, con un milione di persone a Teheran, e che le proteste hanno interessato anche «altre grandi città», coinvolgendo - fatto raro - anche le minoranze come i curdi, gli azeri e i baluci. La violenza della repressione è «talmente feroce che alcuni esponenti importanti del clero hanno protestato, dicendo che il regime ha perso la sua legittimità e incoraggiando il popolo alla resistenza». Shirin Ebadi ha anche riferito che ora le manifestazioni si sono fermate a causa di questa «ferocia», ma che «la gente alle 10 di sera si affaccia dalle proprie finestre» e intona il grido "Allah è grande" in segno di protesta. "Allah è grande", ha spiegato, perché è uno slogan meno pericoloso di "Morte al dittatore".

Poi la fatidica domanda: meglio l'isolamento, o continuare ad avere relazioni con l'Iran pur esercitando pressioni? A questa domanda rivolta da uno dei senatori, Shirin Ebadi ha risposto dicendosi in teoria «d'accordo con il dialogo», ma «per quanti anni - ha chiesto - volete continuare a negoziare mentre nel frattempo la gente viene uccisa? D'accordo con il dialogo, ma fino a quando? Loro vengono, voi li ospitate e quando tornano ammazzano le persone. Che utilità ha tutto questo?» ha chiesto. Adesso, ha detto il premio Nobel, «dovete chiedere di fermare violenze, ma se non cessano dovete imporre sanzioni politiche». E a proposito di dialogo, quello che sembra un messaggio alla strategia di engagement perseguita nonostante tutto dall'amministrazione Obama: il regime, ha detto, «ha dimostrato che con il dialogo sta facendo solo perdere tempo».

Shirin Ebadi si è poi soffermata in particolare sul movimento delle donne in Iran, che «è molto forte, il più forte movimento femminista del Medio Oriente», anche perché le donne iraniane sono «le più istruite» e svolgono lavori e professioni importanti in tutti i settori. Per questo «non accettano leggi discriminatorie» ed è dall'inizio della rivoluzione che sono «in lotta per i loro diritti». Le donne hanno avuto un «ruolo molto importante» anche nelle proteste dei giorni scorsi contro i brogli elettorali e nell'attacco al dormitorio dell'università di Teheran, dove dei cinque studenti uccisi due erano ragazze.

Intanto, riguardo il fronte della protesta in Iran, secondo quanto riporta il Los Angeles Times, il movimento politico Kargozaran, che fa riferimento all'ayatollah Rafsanjani, che presiede il Consiglio degli Esperti, non riconosce i risultati elettorali ufficiali che hanno sancito la rielezione di Ahmadinejad: «Dichiariamo il risultato inaccettabile a causa delle condizioni inopportune in cui si è svolto il processo elettorale, per gli evidenti brogli e per la parzialità della maggior parte dei membri del Consiglio dei Guardiani che sostenevano uno specifico candidato», si legge nella nota diffusa di Kargozaran e riportata dal LAT.

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