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Friday, July 10, 2009

Iran, quello che si è capito

Si è capito che Mousavi non è un cuor di leone, e che ha sciupato l'occasione di mettersi alla testa di un vero movimento democratico, rimanendo in un limbo pericoloso per lui e per il popolo iraniano, sicuramente inutile. Si è capito che Rafsanjani ha tramato fin quando è stato possibile contro Khamenei, ma quando ha capito che la partita era persa ha mollato dietro rassicurazioni sulla posizione della sua famiglia. Si è capito però che nonostante sappiano di andare incontro a morte quasi certa in molti a Teheran hanno ancora il coraggio di manifestare. Si è capito, insomma, che si è messo in moto un processo - sia tra la popolazione che all'interno dell'establishment - che è difficile dire esattamente dove porterà (e in quanto tempo), ma che è altrettanto difficile arrestare. Si è capito che il clero rimane più che mai diviso e che la base di legittimità del regime si è notevolmente ristretta, così come i gruppi che condividono il potere reale. Si è capito che agli occhi degli iraniani la Repubblica è sempre meno "islamica", che la religione è un velo d'ipocrisia che nascone gli interessi ben più "prosaici" della cricca al potere.

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