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Monday, July 06, 2009

Dopo i tibetani, gli uiguri

E Berlusconi demanda a Napolitano la "grana" dei diritti umani

Dopo i tibetani, gli uiguri. Cova sotto la cappa repressiva del regime il fuoco della rivolta delle minoranze, che periodicamente si riaccende. Il bilancio degli scontri ha proporzioni "cinesi": 140 morti e quasi mille feriti. E siccome gli uiguri non sono i tibetani, la loro protesta è stata improvvisa e incendiaria: in fiamme centinaia tra bus, taxi e auto della polizia, negozi distrutti. Anche nella regione dello Xinjiang il problema è la politica di sinizzazione di Pechino, identica a quella attuata in Tibet, e quindi i rapporti tesi con la crescente popolazione di etnia Han, e le discriminazioni politiche, economiche e sociali.

Lo Xinjiang è una vasta regione nordoccidentale, 1/6 del territorio cinese, in maggioranza abitata dagli uiguri, prevalentemente musulmani. Pechino incoraggia da decenni la migrazione di cinesi di etnia Han, che oggi rappresentano il 40% della popolazione, contro il 5% negli anni '40. Si calcola che ormai ve ne siano tra i 6 e 15 milioni.

Le autorità hanno accusato Rebya Kadeer, la leader del Congresso Mondiale degli uiguri, di aver organizzato le violenze e di volere la secessione. La Kadeer, il cui obiettivo è un'autonomia vera e il rispetto dei diritti umani, ha respinto le accuse e ha invece puntato l'indice sul regime di Pechino, reo di non aver condotto un'inchiesta credibile sull'assassinio dei due giovani uiguri che ha scatenato le violenze. Ma la dissidenza uigura è un universo complesso. Non c'è solo il movimento democratico e nonviolento di Rebya Kadeer. Ci sono anche spinte indipendentiste e forse anche infiltrazioni islamiste e di al Qaeda.

Intanto, si conferma la totale continuità dei governi italiani nei rapporti con la Cina. Il tema dei diritti umani è stato solo sfiorato nel vertice bilaterale di oggi tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente cinese Hu Jintao, che si sono concentrati invece sui temi del G8, mentre - fanno sapere fonti di Palazzo Chigi - è stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a parlare di diritti umani ad Hu Jintao. Divisione dei compiti, quindi, tra Palazzo Chigi e Quirinale. Onore a Napolitano, ma non sfuggirà che è stato un modo un po' vigliacco per svuotare il tema di ogni significato politico nei rapporti tra i due governi, relegandolo in un ambito più formale e retorico. La politica cinese è coerente con una «politica dell'armonia» e del «dialogo», ha detto Berlusconi, che pur riferendosi ai rapporti internazionali di Pechino e non agli affari interni, è stato comunque fin troppo generoso.

2 comments:

Jean Lafitte said...

>E siccome gli uiguri non sono i tibetani, la loro protesta è stata improvvisa e incendiaria

perchè secondo te la rivolta del 2008 in tibet fu pacifica? dai, siamo seri...

non c'è nesssuna politica di sinizzazione. c'è stata un'emigrazione per larga parte di braccianti agricoli per lavorare nelle piantagioni di cotone, dato che la popolazione locale era insufficiente.

l'autonomia già c'è e pur essendo una piccola minoranza in confronto alla popolazione della Repubblica Popolare gli uiguri hanno un ruolo importante all'interno delle istituzioni cinesi.Ismael Tiliwaldi è membro del comitato permanente dell' ANP mentre Ulanhu è stato addirittura vicepresidente della Repubblica Popolare.

purtroppo non vedo qui nessuna condanna della violenza etnica di una minoranza della popolazione uigura (la maggioranza è pacifica ed è ben contenta della situazione dello Xinjiang) contro han e hui.

off-topic. ancora non mi hai spiegato cosa ci fa l'immagine di Conan nella testata di un blog palesemente di destra.

Anonymous said...

più reticente del nano di merda, vedo. bravo...

Jean Lafitte