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Monday, April 18, 2005

Un Ratzinger disperato

Joseph RatzingerContro il relativismo Ratzinger si fa portavoce dell'assolutismo. In mezzo noi, che rimaniamo aggrappati al liberalismo

Come interpretare l'omelia pronunciata oggi dal Card. Joseph Ratzinger durante la messa "Pro eligendo Papa" in apertura di Conclave? Non semplici parole di buon auspicio per l'apertura dei riti, un'invocazione generica allo Spirito Santo, ma un'omelia militante, un programma politico per il nuovo Pontefice. Il Cardinale ha alzato la voce, quasi a voler contrastare un brusio insistente e temuto. Se qualcuno pensasse a un pontificato moderato, che si confronti apertamente con le richieste di maggiore collegialità, con i temi della modernità rimasti in secondo piano durante i 27 anni di Wojtyla, Ratzinger avverte che si sbaglia di grosso. Un estremo richiamo all'ordine e alla disciplina che potrebbe essere un colpo di coda.

Parla di «fede matura» il cardinale, quella capace di non seguire le sirene delle mode imperanti: «Adulta non è una fede che segue le onde della moda e le ultime novità... Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e lá da qualsiasi vento di dottrina, appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».

Ogni giorno nel mondo, osserva, «nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull'inganno degli uomini, sull'astuzia che tende a trarre nell'errore». Ma quali sono questi pericolosi «venti di dottrina» e «correnti ideologiche»: «Dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all'individualismo radicale; dall'ateismo ad un vago misticismo religioso; dall'agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull'inganno degli uomini, sull'astuzia che tende a trarre nell'errore».

Osservo, non sottolineo, l'assenza, tra i «venti di dottrina» richiamati da Ratzinger, delle ideologie nazionaliste, ma ciò che più importa è la guerra aperta dichiarata al «relativismo», che è una cosa, e al «proprio io e le sue voglie», che è ben altra cosa. Il relativismo è uno dei virus di cui è affetto l'occidente, ma occorre non contrapporgli, come Wojtyla ha voluto e come vorrebbe Ratzinger, la difesa di assoluti morali. Ritengo invece che contro il relativismo divenuto ideologia e contro ogni assolutismo che annulla ogni «voglia» individuale, bisogna riaffermare i pochi, semplici, ma forti principi del liberalismo.

Ratzinger bolla come «inganno» tutto ciò che si pone al di fuori del «Credo della Chiesa», sia le ideologie che hanno osato farsi fede, sia la libertà di pensiero che sostiene il metodo del dubbio di fronte a qualsiasi verità rivelata. Il richiamo alle «nuove sette», agli «inganni» degli uomini, all'«astuzia che tende a trarre nell'errore» suona addirittura come inversione di rotta su quella via di tolleranza, anzi di "fratellanza", intrapresa da Wojtyla nei confronti delle altre religioni e delle altre chiese cristiane.

In quella che Ratzinger chiama la «santa inquietudine, l'inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell'amicizia con Cristo», ritroviamo la missione originaria della Chiesa, l'annuncio del Vangelo. Poi sembra richiamarsi a San Francesco quando condanna tutti gli uomini che «vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L'unica cosa, che rimane in eterno, è l'anima umana, l'uomo creato da Dio per l'eternità. Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane - l'amore, la conoscenza; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l'anima alla gioia del Signore».

Sorprende questo Ratzinger, anche quando sa assumere toni francescani, ma anche da questo Ratzinger dobbiamo guardarci, quando sconfina nel pauperismo, nella condanna moralistica del denaro e del diritto degli uomini a cercare la propria felicità in terra.

P.S.: Casini, Follini e Mastella, tra i presenti alla messa.

15 comments:

Anonymous said...

A parte che la Chiesa riconosce la bontà delle libertà liberali, il problema da te enunciato è un non-problema. Ratzinger difende prerogative della Fede, e ciò è altra questione dalle vicende politiche da te illustrate. Ratzinger fa in particolare riferimento alle Chiese di Stato del Nord Europa, che si sono svuotate dottrinalmente, assecondando ogni moda immaginabile, credendo di "avvicinare" la gente alla Fede. Hanno invece allontanato quei pochi fedeli che ancora avevano. E sono diventate delle non-chiese.

L'opposizione al nazionalismo è nelle cose ed è nella storia della Chiesa cattolica (cattolico significa universale): non a caso i nazionalismi sono nati quando è finita l'epoca dell'universalismo cristiano, quando gli europei si sentivano parte di un'unica comunità.

ciao,

harry

PS: perché mescolare così questioni laiche con questioni di fede?

Anonymous said...

Continuo a convincermi che il problema del relativismo con il vuoto nichilista che si tira dietro sia una mistificazione artificiosa.
Una deformazione della realtà che è fatta invece di assai più prosaica indifferenza.
Indifferenza ai problemi tipica delle persone e delle società chiuse.
Indifferenza all'integrazione vera degli immigrati in Olanda, indifferenza pacifista ai diritti umani dei popoli oppressi dai peggiori dittatori, indifferenza alla patologia della democrazia rappresentativa nel nostro paese,...

Indifferenza, non relativismo.

JimMomo said...

Indifferenza è l'effetto, il comportamento che si genera, ma il relativismo è la causa, divenuto ideologia è la "malattia".

Per Harry. Lasciamo stare il nazionalismo, il mio passaggio non era neanche una provocazione, non voglio certo insinuare che ci sia una maggiore indulgenza per alcune ideologie. Non lo credo.

"Ratzinger difende prerogative della Fede, e ciò è altra questione dalle vicende politiche da te illustrate". Non capisco a quali "vicende politiche" ti riferivi, anch'io parlavo di fede, ma è inutile negare che le vicende della Chiesa vanno lette anche in chiave politica.

So che Wojtyla, lui, ha espressamente citato la democrazia e il libero mercato come le migliori forme politiche ed economiche per il rispetto della persona, ma credo che la Chiesa non abbia ancora fatto i conti con il liberalismo, lo vede ancora come una minaccia, proprio perché tende irriducibilmente non alla verità ma all'assoluto.

Anonymous said...

Aggiungo qualche notarella all'omelia.

Vi trovo la riaffermazione forte della detenzione della unica verità da parte della Chiesa e della unica conoscenza che le viene direttamente da Dio.
La condanna di tutto ciò che si contrappone o si è contrapposto a questo assunto: le ideologie che hanno osato diventare fede da un lato, la libertà di pensiero che ha messo in dubbio sia le une che l'altra.
La volontà di fare proselitismo per la "trasformazione del mondo" verso il "mondo nuovo".
Un avvertimento chiaro ai cardinali tutti a non contraddire la volontà di chi detiene la dottrina della fede "Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando".

Infine, la parte più inquietante: "La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l'anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi".
Chissà perchè mi è venuto in mente l'inquisitore de -Il nome della rosa- davanti alle pire per gli eretici?

Anonymous said...

Credo che la causa dell'indifferenza siano un misto di razzismo, senso di superiorità, arroganza, menefreghismo, isolazionismo, chiusura, egoismo ed egocentrismo.
Tutto questo non è relativismo, anzi, è ancien regime.

Anonymous said...

Jim, ti ho citato da me. Posso invitarti a rileggere con calma l'omelia? Poi ne riparliamo con piacere.
Friedrich

Anonymous said...

Sei sicuro che l'Occidente sia relativista? Datti una definizione di relativismo, e poi verifica se sia vera in punta di fatto. L'Occidente pensa che tutte le dottrine religiose sono vere? No: non mi risulta che molti credano in Zeus e compagni. L'Occidente pensa che il vero non esiste? Ma quale vero? C'è qualcuno che non pensa che oggi il cielo è nuvoloso? Allora quale vero? La verità morale? C'è qualcuno oggi in Occidente che pensa che Hitler e Papa Giovanni XXIII per lui pari sono?
Il fatto che non si sappia dire qual è la verità non è ancora sinonimo di relativismo: almeno sul piano dei comportamenti. Che non sono relativi: sono questi e non quelli.
(commento frettoloso, spero intellegibile) azione parallela

Anonymous said...

tra voi dotti e soloni, io mi permetto di consigliare la lettura di "Senza Radici" di Ratzinger e Pera.

Ratzinger, penso, continua la sua critica al relativismo relativizzante che è poi lo stesso criticato Sharansky nel suo libro ("carnefici e vittime messi sullo stesso piano") o da Dore Gold, anche lui nel suo libto ("equazione vittime e carnefici").

La critica a questa Chiesa è lecita, dobbiamo però chiederci se nel mondo di domani sia meglio una chiesa debole o una forte.
Ognuno dà una sua personale risposta.

aa
http://2twins.splinder.com

Anonymous said...

Non concordo col taglio del post, né col commento di Capezzone. Il radicalismo italiano rischia di non capire Ratzinger (indipendentemente dalla sua elezione).
La chiesa di cui parla Ratzinger è fondamentalmente una chiesa radicata sul fondamento "spirituale". Questo è l'unico percorso decente, non a caso è nel solco di Gesù quando dice: "A Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Il dominio dello spirito rende secondarie le battaglie ideologiche tipo aborto, (affidate al piano civile-"materiale"), perché queste vengono inserite in un contesto di scelta spirituale-individuale, MOLTO di più che nel caso di una teologia o di un papa "politici". E' una cazzata enorme quella di chiedere un papa politico, di dx o di sinx che sia. Sarebbe -quello sì- un ritorno al passato.
P.S. I giudizi sui temi "spirituali" vanno dati con cognizione di causa, esattamente come se si parlasse di fisica atomica: bisogna leggere il senso partendo delle parole e dal lessico. Per questo motivo il Vangelo va letto a fondo anche dai laici. PDL

Anonymous said...

Ratzinger, più che disperato, mi sembra molto schizofrenico: da una parte fa il "francescano" e in effetti è vero che ha una profonda spiritualità, ma dall'altra si trasforma in inquisitore incapace di trasmettere proprio quell'annuncio di Cristo anche a lui tanto caro. Secondo me dovrebbe guardarsi un po' più dentro prima di attaccare tutto e tutti, perfino i propri fratelli nella fede. Che senso ha denunciare il male presente nel mondo senza guardare al proprio?! E poi non si può banalizzare tutta la modernità condannandola in blocco, questo vuol dire rifiutare perfino lo spirito ecumenico di Giovanni Paolo II, è troppo fuori dalla realtà. L'apostolo Paolo diceva "Vagliate e trattenete CIO' che è buono".
Angelus http://angelus.ilcannocchiale.it

Anonymous said...

Non vedo mica la "condanna in blocco" della modernità.
Condanna in blocco il pensiero che traduce la modernità con la lettura del mondo limitata alla superficie. Condanna in blocco la vita di superficie, che è necessaria, ma da sola non spiega la vita, senza profondità. Un poco diverso. PdLautreamont

Anonymous said...

Jim, ora vedrai che non è più disperato... ;)
Un gioioso saluto
Friedrich

JimMomo said...

No, infatti "disperato" sono io.

E il mio titolo era sballato, la sua omelia era preludio di tutt'altro, era il richiamo all'ordine, a fare presto, su una via già decisa, hanno deciso chi meglio la potesse rappresentare, senza alcuna mediazione, una prova di forza.

Un Papa non vale l'altro, credimi. Sarà dura.

Anonymous said...

Caro JimMomo, ti ho copiato! Sull'articolo per il riformista di domani, tiro in ballo pure io la disperazione: ora ti rileggo e mi accorgo che avevi usato tu la parola. Forse mi era rimasto in mente senza che neanche me ne accorgessi. Vabbè, vedrai domani.
Ciao
Azione Parallela

Anonymous said...

Se qualcuno mi dice che sono RELATIVISTA a me non me ne frega niente. Se poi dicesse che sono RELATIVITA perchè non ho dei valori assoluti che mi giustificano come assassino motu proprio, lo prendo come un complimento.