Pagine

Friday, April 01, 2005

Il corpo del Papa e l'oggetto della Chiesa

Giovanni Paolo IIVia Azioneparallela, la riflessione un po' impegnativa per chi legge (ma vale la pena) di Giuseppe Genna, su Carmilla, che ragiona sul «dono del corpo e l'esito di questo dono - cioè il martirio mediatizzato a cui il Papa si è sottoposto nel dare un lungo congedo alla sua storia e a quella di tutti noi». Quanto «volgare e metafisico» appare il suo martirio mediatico? Genna giunge alla conclusione che la Chiesa cattolica che sta in queste ore perdendo «il suo grande Papa contemporaneo», in realtà «ha già perduto da molto il proprio oggetto: questo è un dramma ben più devastante e grave per molti umani».
«Precisamente questo, è il punto di crisi, il perno di un'altra e superiore morte, che affligge la Chiesa, non il Papa: si tratta dell'incomprensione del metafisico.
(...)
Osserviamo l'esito pubblico dell'apparizione martirizzata del Pontefice... Il Papa si è mostrato al pubblico, in pubblico, il pubblico ha reagito con emozione. Ovunque interviste ai fedeli in piazza che si sono emozionati per avere visto il vicario cristico tentare di parlare e rochire indistintamente.
(...)
testimonia della verità spettacolare a cui si è ridotta oggidì l'azione della Chiesa nel mondo. Si tratta certo di un'analisi trita e ritrita, ma approfondendo emerge uno scandalo con cui siamo certi nessun Messia si sarebbe augurato di avere a che fare. E lo scandalo è questo: non c'è più corrente di vita naturale nell'immane apparato simbolico che ormai fa da valva fossile alla Chiesa. L'ictus che il morente Pontefice ha causato, in trent'anni quasi di sovraesposizione mediatica, è in linea con i tempi laici che desiderava frenare. Il simbolo è svuotato perché è diventato un canale di comunicazione. L'ondata emotiva che ha cominciato a montare, e che raggiungerà culmini mai registrati quando il Papa sarà deceduto, è la coerente fotografia di uno stato di fatto: l'emozione è ormai l'unica sfera di azione con cui la gerarchia cattolica intrattiene un rapporto con la realtà. Essa suscita emozione. L'Amore, a dispetto di duemila anni di consapevolezza esoterica cristiana, diventa amore. Struggente evaporazione di ogni ambizione realizzativa, di ogni operazione su se stessi, questa rivoluzione copernicana della Chiesa cattolica appare già, agli occhi di chi studia le colossali storie delle religioni, quale un segno del coma che da tempo ha preso possesso della coscienza cattolica.
(...)
Che differenza c'è, per un fedele cattolico, tra Padre Pio, il Papa e Cristo? Che differenza o similarità esiste tra il Papa, Terri Schiavo e Ranieri? Qual è, in termini metafisici, la strada che il cristiano percorre? E' su questa inconsapevolezza, su questa incapacità a risultare magistrali e non a pronunciare ma a essere quella verità, che si misura il coma cattolico.

Tutto ciò conduce a riflettere sull'effettività metafisica dell'operazione mediatica condotta dal Papa fino alla fine. E' indubbiamente commovente, ma la metafisica ha ben poco a che fare con la commozione. Con la commozione ha invece a che fare la religione, la quale predispone per l'appunto una retorica, cioè un'arte della persuasione e della commozione, di cui i simboli religiosi diventano stilemi, elementi particellari di un linguaggio indurito...

Il paradosso è questo: nel momento in cui il Papa mostra tutto a tutti, mostra eroicamente la vita corrosa da una morte che viene predicata come non definitiva (ma soltanto in una logica mediatica; non c'è nulla di eroico nel morire), egli mostra la carne e non mostra lo spirito. Il Papa sta mostrando il mostrabile, non lo spirituale. Lo spirito non è volontà. L'essenza è, non è volontà. Se c'è l'essere, l'essere c'è; se non c'è l'essere, la volontà non può essere. E' una specola tomistica, che qui adotto, ma mi pare una lente semprevalida per guardare a fatti di metafisica.
Si sta testimoniando in queste ore ciò che un'infinitudine di eretici (eretici un giorno; passano cinque secoli e non sono più eretici) hanno supplicato ai vertici della loro confessione: concentrarsi sul nucleo metafisico, non su quello religioso né su quello politico. Concentrarsi sulla concentrazione. Leggi tutto

3 comments:

Anonymous said...

Ritenere che la Chiesa e il cristianesimo non abbiano nulla a che fare con il corpo e con la dimensione fisica è un pregiudizio.

Attraverso Gesù, Dio s'è fatto uomo. Ciò che ha colpito maggiormente nel film "The passion" lo scorso anno fu proprio la dimensione tutta carne e sangue della vicenda cristiana, una dimensione che molti (anche cattolici) hanno sempre sottovalutato. Le considerazioni di Genna vanno benissimo, ma non per descrivere il Fatto cristiano, bensì per parlare di New Age. Il discorso di Genna è un richiamo a ciò che il cristianesimo non è e che forse altri vorrebbero che fosse.

Perfino Gesù, sulla Croce, chiede: "Padre, perché mi hai abbandonato?". Vogliamo rimproverare Gesù per questo?

Ciao,

harry

JimMomo said...

Harry - credo che Genna abbia voluto chiedersi: è emozione o fede quella che circonda il Papa in queste ore?

Fermo restando che entrambe hanno valore.

E fermo restando che ciò che il Cristianesimo è, non è sicuramente quello che la Chiesa, anche in questo Pontificato, ha spesso identificato quale oggetto delle sue attenzioni.

Krillix - Credo - ma siamo nel campo delle interpretazioni - che Pannella voglia dire alla classe politica: ecco, trattate il Papa come un Papa-Re, ne riconoscete il potere temporale, siate coerenti fino in fondo facendo l'amnistia generale (non l'indulto), esattamente il tipo di provvedimento che sepsso venifa fatto alla morte di un Re o un Papa.

Questo, credo, sia il senso, sull'opportunità è un altro discorso, per ora non condivido, ma aspetto delucidazioni.

JimMomo said...

http://malvino.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=455015