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Friday, April 29, 2005

Per la CdL un "salto" nel blairismo

Con grande chiarezza Paolo della Sala propone oggi su L'opinione uno «scenario ardito: spostare il confine della CdL più a sinistra», con Tony Blair come modello! Faccio il tifo per una soluzione simile anche se resta il classico problema della coperta troppo corta (i voti cattolici), risolvibile solo con un'area cattolica davvero liberale e non clerico-statalista.
Premessa. Se vuole sperare di uscire dalla crisi in cui versa, la CdL deve «cambiare la stessa direzione, non solo la forma dell'alleanza... entro il prossimo autunno, permettendo di spiazzare l'opposizione, costringendola a rivedere lessico e strategia. Ci vorrebbe un salto culturale e un coraggio politico pari a quelli dimostrati nel 1994...»

Il problema:
«La CdL viene definita – e si autodefinisce - come "centro-destra", il che la fa percepire dagli elettori come uno schieramento "conservatore", appannandone le istanze profonde, che sono liberal-riformatrici. Forza Italia è partita con la prospettiva del riformismo liberale, l'insuccesso elettorale è iniziato quando gli elettori hanno percepito che nella coalizione vi erano tendenze opposte che agivano come freno».
La proposta:
«... Connotarsi come socialisti-liberali. Proporre come modello, non una via di mezzo tra Kohl e Chirac, ma Tony Blair... In Italia i prodiani sono più illiberali dei democratici americani, dal momento che difendono i diritti dei lavoratori garantiti e mortificano in nome di questi l'economia di mercato, l'unica capace di dinamizzare il ciclo lavoro-capitale offrendo nuovo sviluppo e opportunità... Per vincere bisogna definirsi e qualificarsi come riformisti strappando questa bandiera all'esercito avversario. Perché dunque suicidarsi regalando ai catto-comunisti l'intera area laica e riformatrice? Strapparne la proprietà esclusiva agli avversari sarebbe già metà della vittoria... Spostare il confine della CdL più a sinistra, se davvero si vogliono sottrarre voti e costringere Prodi ad appiattirsi su uno zapaterismo destinato alla sconfitta, avvicinandolo ulteriormente ai neocomunisti e obbligandolo a inventarsi ex novo un ruolo e una missione».
Il punto debole:
«Una coalizione caratterizzata da una dominante socialista e liberale potrebbe garantire ai cattolici la difesa dei valori fondanti della religione e della famiglia».
Qui, confesso, non vedo come, visto che o si fanno rientrare dalla finestra le cose che si sono volute far uscire dalla porta, o ci si scontra inevitabilmente con il disegno egemonico dei neodemocristiani dell'Udc. Il rilancio del Cav. per il partito unico è stato accolto con freddezza non per un'ostilità nei confronti dell'idea, ma perché l'Udc mira a logorare la leadership di Berlusconi e assumere la guida di quel progetto. Non è pensabile lo spostamento del centrodestra in senso socialista-liberale non prima di aver marginalizzato l'Udc. D'altra parte, guardando con realismo allo spettro politico, l'area cattolica in FI e Udc verrebbe «appannata», com'è oggi quella liberal-riformatrice, da una connotazione "socialista-liberale".

Un problema più profondo quindi, mi pare l'assenza di rappresentanza politica di un cattolicesimo liberale. In questo senso il primo Casini (e anche il primo Follini), quello del '94, sembrava una novità positiva e ricca di sviluppi soffocata dall'odierna deriva clerico-statalista dell'Udc.

2 comments:

Anonymous said...

A proposito del "punto debole"... Il radicalismo confonde tra fede e religione. Le chiese hanno i due aspetti, ma le cose vanno bene quando la fede guida la religione ("l'apparato") e non viceversa. Ora il mio ragionamento è semplice: affidare la difesa della religione ai Follini-Buttiglione-Fini si rivela una scelta perdente in assoluto, come anche per la stessa religione. Meglio lasciare via libera al liberal-socialismo oppure allo zapaterismo chiracchiano? Va da sé che io non sopporto un atomo di questi due signori, e concordo con la religione nel considerarli nemici (relativi, relativi...) della Fede. In questo quadro, la Chiesa si può occupare di diffondere la Fede, che a mio avviso è una missione importante per tutti, visto che la laicizzazione alla europea è peggio di una inquisizione (parere personale!).
Sarebbe una splendida maniera di distinguere meglio i due campi, le due sfere di azione, mandando a cagare i catto-politici dei due schieramenti (che mi sembrano i migliori aiutanti dei loro stessi nemici, detto di passaggio).
Ma attenti a non perdere di vista il passaggio base: quella che qui si propone E' o NON è una via di uscita inaspettata????
P. di Lautreamont alias Paolo della Sala

JimMomo said...

"affidare la difesa della religione ai Follini-Buttiglione-Fini si rivela una scelta perdente in assoluto, come anche per la stessa religione".

Ma su questo sono d'accordo con te, è che, conoscendo i tizi, sono loro che sono distanti, cioè i "catto-politici dei due schieramenti" non si lasceranno mandare a cagare facilmente, tutto qui.

La tua proposta con me trova la porta aperta, certamente "inaspettata", il "punto debole" è nelle cose.