«Mi preme far notare come lo spettro del relativismo sia un'etichetta di comodo per stili di vita e forme di pensiero estremamente diverse e sovente incompatibili tra loro.Mi pare che a questo punto possiamo anche ipotizzare, ipotesi da verificare, che Ratzinger si batta contro un mulino a vento, uno spazio vuoto. Torna utile la definizione trovata da Malvino, secondo la quale rientra nel relativismo...
Che c'entra, per esempio, il liberalismo con la new age e le espressioni di "vago" misticismo? È davvero solo una "moda" quel pensiero liberale che ha dato sostanza a esperimenti politici come gli Stati Uniti, dopo la vittoriosa guerra d'indipendenza, o alle altre forme di "società aperta", capaci di realizzarsi contro sistemi dispotici e di resistere all'offensiva dei totalitarismi del '900? Che ne è di quel particolare liberalismo che si è schierato a difesa dei cattolici laddove erano discriminati o perseguitati? Infine, cosa resta di quel cattolicesimo liberale che tanto ha dato alla stessa Italia, non solo alla teoria, ma anche alla pratica della politica - da Sturzo a De Gasperi?
Popper, come Mill, aveva a modello l'impresa scientifica, ove la possibilità del confronto, ed eventualmente del conflitto, tra le più diverse linee di ricerca significa crescita della conoscenza e abbondanza di occasioni - anche sul piano economico e tecnologico.
Sovente si spaccia l'esercizio dello spirito critico e la costruzione di un sapere fallibile e rivedibile come assenza di responsabilità e cedimento a qualsiasi protervia. Ma chiunque abbia mai davvero partecipato a questa paziente e faticosa impresa sa che è tutto il contrario. Ciò che spirito critico e società aperta consentono è che qualunque punto di vista abbia i propri difensori pubblici; quello che esigono è che la difesa non si limiti a imposizioni o scomuniche, bensì porti delle ragioni. Questo è "relativismo"? Non ho paura delle parole, ma allora sono relativisti anche Jefferson e Cattaneo, Einaudi e Popper».
«ogni concezione filosofica che considera la realtà non conoscibile in sé stessa ma soltanto in relazione alle particolari condizioni in cui i suoi fenomeni vengono osservati, e non ammette perciò verità assolute nel campo della conoscenza o principi immutabili in sede morale».Dunque, Ratzinger si tranquillizzi: esercitare il pensiero critico non significa negare l'esistenza di verità, o di principi validi, ma semplicemente ritenere che essi non siano assoluti, né definitivi. Se Benedetto XVI è consapevole di questo, allora dovrebbe circoscrivere meglio l'oggetto delle sue condanne, individuabile al massimo nel cosiddetto "pensiero debole", che sarebbe esagerato persino ritenere una dottrina.
SEGUE
1 comment:
Si scrive relativismo, si legge libertà di pensiero.
altro che chiacchiere!
Si scrive Verità, si legge Comando io!
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