Pagine

Monday, April 04, 2005

Domani Emma Bonino all'AEI

Ecco cosa ci va a fare Emma Bonino a Washington (e, speriamo, a New York).

E' stato necessario chiarirlo (oggi un mio articolo su Notizie Radicali) per rispondere a chi, per riflessi identitari, ritiene che i radicali non dovrebbero avere niente a che fare con quegli ambienti «bush-fascistoidi» dell'American Enterprise Institute.
E' esattamente così. Come si legge in un articolo su Dagospia di ieri, se a Emma Bonino verrà offerta la possibilità di guidare la Commissione Onu per i Rifugiati «nessun traguardo le sarà più precluso, neppure il posto di Kofi Annan» e il patrimonio di idee e obiettivi che il mondo radicale ha per anni prodotto in politica estera, ottenendo risultati importanti ma pochi e isolati riconoscimenti, verrà finalmente messo alla severa prova del "governo dei fatti", dopo anni di forzata esclusione.
Fatti, fatti, ancora fatti, ascoltare la voce dei fatti anziché le proprie sirene ideologiche. Sia da quegli ambienti definiti ancora oggi «bush-fascistoidi», sia da importanti esponenti del pensiero democratico di area clintoniana, la promozione della democrazia è sempre più al centro della politica estera americana e la discussione si concentra attorno a molti dei punti dell'agenda politica radicale. Nessun piano militare o fondi al Pentagono, ma strategie e programmi politico-diplomatici, e finanziari, quella politica preventiva che se attuata per tempo destabilizza le dittature ed evita nuovi conflitti.
Di carne al fuoco ce n'è abbastanza per una conferenza a Washington? Tutto questo interessa, o è bollabile come «estrema destra» da chi è ancora preda di istinti identitari? E' «militarismo bushiano» e serve «al complesso militare-industriale»? (Quello europeo pare sazio dei mercati cinesi di prossima apertura, ma in pochi se ne pre-occupano). O forse si tratta di quella politica preventiva che se attuata per tempo destabilizza le dittature ed evita nuovi conflitti? Il terrorismo si combatte con la politica, la democrazia non si «esporta» con la guerra. Ecco, alcuni si sforzano di ragionare di strategie politiche, sulle quali quanto meno confrontarsi. O costa troppo (forse ideologicamente) una telefonata?

Ai radicali non «tocca» fare nulla che già non facciano, non devono firmare tessere o esibire patenti, non debbono sentirsi neocon italiani, semplicemente perché non ne hanno bisogno. I radicali hanno finalmente trovato degli interlocutori oltreoceano (oltremanica e oltremediterraneo) e semmai ci sarebbe da chiedersi come mai non ne trovano in Italia. Forse gli obiettivi non interessano poi molto?

2 comments:

Anonymous said...

Bene che la Bonino vada all'Aei, bene che si colgano tutte le iniziative interessanti e promettenti che vengono dagli Stati Uniti... ma non capisco perché assumere questo atteggiamento difensivo rispetto a non si capisce bene quali riflessi dientitari che non si capisce bene dove si esprimano. Se non si crede ai riflessi ideologici, non c'è bisogno di proclamare ogni volta che non se ne hanno.
E comunque è sempre meglio stabilire un "link" ai ragionamenti opposti, se ce ne sono.

diego

JimMomo said...

Oops, si vede che non hai seguito...

Cmq, ecco dove si esprimono i "riflessi identitari": http://213.215.144.81/public_html/articolo_index_17336.html

http://www.radicali.it/phpbb2/viewtopic.php?t=6254

Non era abbastanza chiaro che il mio articolo era di "replica".