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Thursday, April 07, 2005

Doppio assalto alla diligenza

E così Fini e Follini escono allo scoperto, comincia l'anno di isteria collettiva che paralizzerà la maggioranza. An e Udc chiedono al premier elezioni anticipate, ricevendo come prevedibile un netto rifiuto. Se volessero andare fino in fondo, potrebbero aprire la crisi ritirandosi dal governo. Elezioni anticipate = sconfitta certa per la CdL, ma muterebbero a loro vantaggio gli equilibri interni alla coalizione. Se invece la richiesta fosse strumentale, hanno intanto ottenuto di smarcarsi in modo chiaro da Berlusconi, addossando su di lui e sulle sue politiche di governo la responsabilità della sconfitta alle regionali. La sola richiesta di voto anticipato offre all'opinione pubblica l'immagine del leader solitario che si rifiuta di abbandonare la sua torre d'avorio.

Anche oggi i "buoni consigli" di Giuliano Ferrara a Berlusconi:
non «dare un senso non apocalittico all'anno che ci separa dalle elezioni, sarà meglio per tutti. Anche per lui»; evitare «l'incarognimento della situazione, un rilancio propagandistico, organizzativistico, personalistico»; prendere invece «la via della normalizzazione politica, il modello Ballarò. Il Cav. diventa uno dei capi del centrodestra, consapevole e anche orgoglioso dei suoi risultati storici e di quelli di governo... Un anno di serio lavoro allontanando la paura di perdere, e anzi accettando quella prospettiva come una dimensione normale della politica».
Ma ormai un fatto andrebbe visto. Berlusconi vince quando riesce a essere credibile come riformatore liberale dello Stato; perde invece, quando queste promesse riformatrici vengono disattese, sia perché distratto dai suoi interessi personali, sia perché cede alla linea clerico-moderata e corporativista degli alleati. Dovrebbe quindi, per prima cosa, essere Berlusconi a sapersi smarcare dagli alleati dinanzi l'opinione pubblica, da una linea storicamente perdente. La sconfitta di Storace, che ha puntato su tutti i contenuti e gli uomini della destra sociale e cattolica, comprimendo al massimo la visibilità delle altre correnti di An e di Forza Italia, dimostra che i voti portati in dote dal Vaticano sono solo «presunti».

Berlusconi ne tenga conto anche rispetto al secondo assalto alla sua leadeship, che riguarda la data dei referendum sulla fecondazione assistita. Secondo indiscrezioni, nel corso del Consiglio dei Ministri poi sospeso, Berlusconi ha sottolineato che da liberali non si poteva che essere a favore di una data che agevolasse la consultazione popolare (29 maggio), e Fini, ricordando che An è per la libertà di coscienza, ha detto che la data che non dovrebbe favorire uno dei due schieramenti e proposto un decreto per superare l'"ostacolo" tecnico-giuridico indicato da Pisanu. Contrari l'Udc e la Lega, preoccupati di non deludere l'elettorato cattolico. Fini, a questo punto, ha proposto di consultare tutti i capigruppo parlamentari, di maggioranza e di opposizione, per verificare la percorribilità del decreto che permetta l'abbinamento referendum-ballottaggi, chiarendo che il suo partito è favorevole e che lo dirà anche pubblicamente.

Come sottolinea il segretario di Radicali Italiani Daniele Capezzone è in atto una «strategia chiara di killeraggio della leadership» di Berlusconi. «Vogliono imporgli, dopo la sconfitta delle regionali, la disfatta di guidare il fronte (perdente) antireferendario, antilaico, antiliberali. Serve suo colpo d'ala. Scelga il 29 maggio: sarebbe una decisione popolare, gradita sia alla maggioranza degli elettori dell'Unione che della CdL». Leggi

«E adesso torniamo al Berlusconi del '94» (Libero)

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